Cronache

Condannato per aver ucciso la fidanzata, si impicca in giardino

Il suo corpo è stato ritrovato senza vita nel giardino della sua casa, dove si trovava agli arresti domiciliari

Condannato per aver ucciso la fidanzata, si impicca in giardino

Francesco Mazzega si è ucciso, impiccandosi, dopo essere stato condannato a trent’anni per l’omicidio della sua fidanzata, Nadia Orlando. Il ritrovamento del corpo è avvenuto ieri sera, sabato 30 novembre, verso le 22, nel giardino della sua casa a Muzzana del Turgnano, in Friuli, dove si trovava agli arresti domiciliari con il braccialetto elettronico dal 26 settembre del 2017. Il giorno prima gli era stata confermata la condanna a trent’anni di reclusione. L’estremo gesto dopo aver cenato con i propri genitori. Mazzega si trovava ai domiciliari proprio per evitare la possibilità del suicidio dietro le sbarre. La prossima settimana i giudici avrebbero dovuto decidere se far scontare la pena in carcere.

Mazzega si è impiccato nel giardino di casa

Secondo le prime informazioni, il 37enne sarebbe stato trovato in fin di vita nel giardino di casa, impiccato. Inutili i tentativi di rianimarlo da parte dei soccorritori giunti sul luogo della tragedia. Dopo 40 minuti, i sanitari si sono dovuti arrendere e ne hanno dichiarato il decesso. I carabinieri hanno confermato la notizia. Venerdì in appello la sentenza definitiva che lo aveva condannato alla pena. I giudici avevano scelto gli arresti domiciliari proprio per scongiurare un insano gesto, si era infatti parlato di suicidio, da parte di Mazzago in carcere. Era stato inoltre richiesto un inasprimento della misura cautelare che, se accettato, avrebbe rinchiuso il 37enne dietro le sbarre. I giudici si sarebbero dovuti esprimere nei prossimi giorni.

Il delitto della fidanzata

Il delitto di Nadia Orlando, 21enne, risale alla serata del 31 luglio del 2017, quando la ragazza era stata soffocata dal fidanzato e collega, Francesco Mazzega. L’omicidio era avvenuto a poche centinaia di metri dall’abitazione della donna, sulle rive del fiume Tagliamento. Dopo il delitto il suo assassino era salito in auto e, con il cadavere al suo fianco, aveva vagato tutta la notte, senza una precisa destinazione e, probabilmente, senza sapere cosa fare. Qualche ora dopo l’uomo si era presentato presso la sede della Polstrada di Palmanova e aveva confessato il delitto. La giovane quella sera voleva porre fine alla loro relazione sentimentale. Il suo fidanzato, in preda alla gelosia, era sicuro che la Orlando avesse un altro uomo. In aula, prima che la Corte di assise di Trieste si ritirasse in camera di consiglio per emettere la sentenza, Mazzega aveva preso la parola e aveva dichiarato spontaneamente: “Non merito perdono. Ho paura anche a chiederlo, vista la gravità di quanto fatto”. La Corte doveva decidere se confermare o riformare la sentenza di condanna, pronunciata in primo grado nei suoi confronti dal Gup del Tribunale di Udine.

L’uomo era assistito dagli avvocati Federico Carnelutti e Mariapia Maier.

Commenti