Cronache

Milano, cinema vietato ai disabili

Quando sono fortunati le sale hanno due posti disponibili, che non si possono prenotare, in primissima o in ultima fila

Milano, cinema vietato ai disabili

Francesco ama il cinema. Ma vedere un film sul grande schermo per un ragazzo disabile non è cosa semplice a Milano, la città incoronata dall'Unione Europea come la più friendly per i disabili. Specialmente se vuole uscire con qualche suo amico che, come lui, ha la necessità di muoversi in carrozzina.

Sembra assurdo, ma è così. Insieme proviamo a prenotare telefonicamente un posto in una decina di sale del capoluogo lombardo. Niente da fare: nonostante i posti per disabili siano pochissimi, non c'è modo di assicurarseli in anticipo. Uno, due, solo in rarissimi casi, e solo lontano dal centro cittadino, qualcuno in più.

Bisogna sfidare la sorte, provare ad uscire e sperare che quel posticino in prima o in ultimissima fila, quando va bene, sia libero. "Tanto restano sempre liberi", spiegano dalle maggiori sale. Il motivo non è difficile da intuire.

Allora proviamo ad andarci, con un altro amico. Nel cuore della città, l'avventura finisce male. Colpa del fatto che, per un motivo o per un altro, la disponibilità si riduce a un unico posto, anche in sale che possono accogliere qualche centinaio di persone.

"La questione è prima di tutto culturale: tante norme e agevolazioni neppure si conoscono. Il disabile deve uscire ed essere il primo a fare cultura. Se rimane chiuso in casa non può sperare che le cose cambino" sottolinea Marco Rasconi, il presidente di Ledha Milano.

"Anch'io mi muovo in carrozzina e amo il cinema. Lo so che in centro le strutture sono vecchie e spesso non a norma. Arrabbiarmi e sbottare in questo caso non mi aiuta. Se non c'è la possibilità di costruire un ascensore o ovviare a gradini interni alla sala, agitarmi non porta da nessuna parte. Mi arrabbio invece - aggiunge Rasconi - quando il cinema è nuovo, appena realizzato o ristrutturato. In alcune zone di Milano, come Bicossa e Certosa, ci sono cinema che hanno sei posti riservati ai disabili. Con questo non voglio dire che tutto va bene così com'è. Di sicuro c'è tanto da fare, ma deve partire da noi".

C'è da chiedersi, però, se tanti cinema milanesi (e non solo) siano fuorilegge. Il decreto ministeriale 236 del 1989 stabilisce che in qualsiasi cinema o teatro debba esserci almeno una zona agevolmente raggiungibile, anche dalle persone con ridotta o impedita capacità motoria. Questa zona deve essere un "luogo sicuro statico", pure in caso di emergenza. Sulla base del decreto, devono essere predisposti almeno due posti riservati ogni 400 o una frazione di 400 posti, con un minimo di due.

Che cosa significa? "Una sala cinematografica che si voglia attenere a livello progettuale alla normativa specifica può di fatto ritenersi in regola laddove preveda questo minimo di posti. Ma innanzitutto si tratta di un minimo: nulla vieta che i posti siano presenti in misura maggiore. E poi – spiega l'avvocato Gaetano De Luca, del centro antidiscriminazione Franco Bomprezzi - anche se nella sala ci sono in totale 50 posti, due devono essere comunque destinati ai disabili. La legge in questo senso è chiara. Tra l'altro ci devono essere anche due ulteriori posti riservati a chi, pur non essendo in carrozzina, abbia problemi di deambulazione o una disabilità di altro tipo, come la cecità. Quindi, attenzione – precisa l'avvocato De Luca – i posti sono quattro".

E già, di fatto, sono pochi, se si pensa che, soprattutto nei grandi cinema, le sale hanno una capienza di centinaia di posti.

"Il semplice rispetto di questo minimo non garantisce al titolare del cinema la sicurezza che di fronte ad una denuncia e a un processo non esca perdente. La Legge 67 del 2006, infatti, vieta la discriminazione dei disabili. Ovviamente il concetto di discriminazione è molto ampio e generico e sta iniziando ad essere riempito da tutta una serie di sentenze che valutano ogni situazione caso per caso. C'è un'importante decisione del tribunale di Reggio Emilia – prosegue il legale - con cui il titolare del cinema è stato condannato, in seguito a un processo civilistico - per discriminazione, nonostante la struttura fosse, dal punto di vista della normativa sulle barriere, pienamente a norma: aveva i posti riservati, ma collocati sotto lo schermo, in prima fila. Il cinema è stato condannato a rifare i lavori e a risarcire il danno".

"Anche altri aspetti come l'impossibilità per il disabile di prenotare prenotare il cinema, o la collocazione dei posti all'interno della sala, spesso legata pure a motivi di sicurezza, può rappresentare una forma di discriminazione.

Ma ogni questione – conclude De Luca - va valutata caso per caso".

Commenti