Cronache

Milano, il racconto della modella rapita: "Drogata e rinchiusa nel bagagliaio"

La 20enne ha raccontato i suoi 7 giorni di prigionia agli investigatori, dal sequestro a Milano al viaggio nel bagagliaio di un'auto e i colloqui con il carceriere

Milano, il racconto della modella rapita: "Drogata e rinchiusa nel bagagliaio"

La modella britannica, rapita a Milano per essere venduta come "schiava sessuale" sul deep web, racconta i terribili 7 giorni di prigionia.

La 20enne, adescata con un'offerta di lavoro, è stata rapita l'11 luglio dopo essere stata attirata in un finto set cinematografico affittato da uno dei suoi rapitori, il 30enne polacco Pavel Lukas Herba, vicino alla Stazione Centrale di Milano, in via Bianconi 7.

Il rapimento

"Una persona con i guanti neri da dietro mi ha messo una mano sul collo ed una sulla bocca, mentre una seconda persona con un passamontagna nero mi ha fatto un’iniezione nel braccio destro". Inizia così il racconto della giovane ragazza ai poliziotti della Squadra Mobile e dello Sco, coordinati dai pm Ilda Boccassini e Paolo Storari, e al suo avvocato Francesco Pesce. Lo riporta il Corriere della Sera.

Le analisi che le sono state fatte dopo il rilascio mostrano che alla giovane è stata iniettata della pericolosissima ketamina. "Credo di aver perso conoscenza perché, quando mi sono ripresa, avevo indosso unicamente il body rosa in ciniglia e i calzini che indosso ora - prosegue il racconto - e ho capito di trovarmi nel baule di un’auto, legati polsi e caviglie, sulla bocca nastro adesivo, messa in un sacco che solo per un piccolo spiraglio mi consentiva di respirare".

Segue un viaggio di quasi tre ore, sempre nel bagagliaio di una station wagon, verso un casolare di montagna a Lemie, una frazione torinese di Borgial, vicino al confine con la Francia. La modella ha riconosciuto il posto ieri, durante un sopralluogo. La ragazza ha riferito di aver percepito cinque sequestratori nei vari giorni, ma di averne visti solo due. Durante quel lungo spostamento da Milano alla baita in Piemonte in una afosissima giornata di luglio, sono state fatte tre soste ogni circa 45 minuti "a causa dei miei continui lamenti e movimenti nel sacco". Uno dei rapitori incappucciati da una bottiglia le buttava "acqua gasata direttamente nella bocca".

La vendita on-line

Dopo l'arrivo nel casolare, "i due mi hanno agganciato le manette dei piedi e delle mani alla cassettiera, ero costretta a restare sul pavimento in un sacco a pelo", racconta ancora la giovane. "Dopo qualche minuto è risalito nella camera un uomo a viso scoperto (si tratta del polacco arrestato ndr.) e mi ha detto in inglese che nel frattempo al telefono il loro capo era furioso in quanto loro avevano preso la persona sbagliata. Io non dovevo essere presa perché il capo aveva visto sul mio profilo Instagram alcune foto da cui era evidente che io sono una mamma con un bambino piccolo, e questo era contro le regole dell’organizzazione che sul deep web tratta a pagamento una serie di crimini, dalla droga agli omicidi: per le ragazze rapite la cifra di asta partirebbe da 300.000 dollari".

"Nonostante fosse contrariato per il mio sequestro, mi ha spiegato che questa prigionia non poteva cessare perché nel frattempo l’organizzazione aveva pubblicato nel deep web due foto scattatemi poco dopo l’aggressione mentre ero incosciente, mostrandomene l’avvenuta pubblicazione su un sito riconducibile ai Black Death - racconta la ragazza - le foto certificavano il fatto che io fossi nelle mani dell’organizzazione, e già alcuni utenti avevano espresso interesse per la mia vendita".

"Mi ha detto - prosegue nel racconto - che solo lui negli ultimi 5 anni aveva guadagnato oltre 15 milioni di euro. Mi ha spiegato che tutte le ragazze sono destinate ai Paesi arabi, che quando l’acquirente si è stancato della ragazza comprata all’asta la può regalare ad altre persone, e che quando non è più di interesse viene data “in pasto alle tigri”".

La richiesta di riscatto

Qui inizia la parte meno chiara della vicenda, che gli investigatori stanno ancora lavorando per chiarire: quella in cui il suo rapitore, il polacco Pavel Lukas Herba, che da lei si faceva chiamare "MD", sembra cambiare idea. Forse quella della vendita sul deep web era solo una truffa e nel frattempo l'uomo aveva contattato l'agenzia a cui apparteneva la modella per chiedere un riscatto in cambio della sua liberazione. Dopo 6 giorni di contatti via mail con l'agenzia della modella, però, il carceriere capisce che difficilmente otterrà il denaro richiesto. E allora decide di tentare un'altra strategia.

"Preciso che MD non mi ha mai molestatosessualmente perché l’organizzazione punisce severamente i suoi membri che toccano le ragazze destinate alla vendita all’asta - ha detto la giovane - MD mi ha chiesto di fornirgli tre nomi di persone abbienti da me conosciute in grado di fornire 50.000 euro entro un mese [dal mio rilascio], cosa che io ho fatto".

La liberazione

A quel punto il rapitore si finge pentito e, dopo aver chiesto alla ragazza di trovare qualcuno in grado di pagare almeno 50 mila euro per la sua liberazione, con la minaccia di tornare a prenderla se la somma non fosse stata versata entro un mese dal suo rilascio, la libera e con la macchina la riaccompagna a Milano. È il 17 luglio.

Quando carceriere e ostaggio arrivano al consolato britannico, però, trovano la polizia ad aspettarli. Gli investigatori, informati dall'agente della modella, avevano seguito tutta la trattativa. La giovane viene finalmente liberata, il polacco arrestato.

La difesa del rapitore

Pavel Lukas Herba è l'unico membro della banda finito in manette per il momento, mentre gli inquirenti indagano per risalire all'identità degli altri. Si tratta di "un soggetto pericoloso che presenta aspetti di mitomania e sosteneva di essere disposto a occuparsi di soluzioni finali come killer professionista".

"Mi é stata diagnosticata la leucemia - ha raccontato agli inquirenti, senza però fornire alcuna prova - e tre rumeni di Birmingham, di cui non so il nome, mi hanno affidato 500.000 sterline (so dove li custodisco ma non lo voglio dire) per affittare locali commerciali a Monaco, Parigi, Berlino, Marsiglia e Milano".

"Poi, però, quando ho visto che nel locale di Milano avevano messo all’asta la ragazza rapita, l’ho liberata perché non sono d’accordo con queste cose - è la difesa, non molto credibile, offerta dal polacco finora, e riportata sempre dal Corriere della Sera - Le mail del riscatto partite dal mio computer? Le ho scritte io ma obbligato dai romeni".

La modella

The Sun ha identificato la modella rapita come Chloe Ayling, 20 anni, dicendo che è tornata in patria e che dalla sua casa a Londra ha parlato con i giornalisti. "Ho vissuto un'esperienza terrificante. Ho temuto per la mia vita ogni secondo, ogni minuto e ogni ora", avrebbe raccontato Chloe.

"Sono molto grata per tutto quello che le autorità italiane e inglesi hanno fatto per ottenere la mia liberazione.

Sono appena arrivata a casa dopo 4 settimane e non ho ancora avuto il tempo di riordinare le idee - avrebbe aggiunto la modella - Non posso rivelare nient'altro finché non avrò parlato con la polizia inglese".

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