Cronache

«Mio figlio voleva uccidermi, lo perdono»

«Come mi sento? Come un padre che ha appena saputo che il figlio voleva accopparlo». Un figlio che, prima dell'agguato «mortale» che lui stesso aveva commissionato, aveva fatto colazione insieme al genitore, lo aveva baciato, gli aveva promesso che avrebbero visto insieme la partita del Savona. Renato Costa, 80 anni, ex ferroviere in pensione ha il volto attonito di un papà che ha scoperto la verità più orribile: suo figlio, Rinaldo, 52 anni, aveva ingaggiato un killer per ammazzarlo.

«Non ci voglio credere, non ci posso credere - si sfoga col Giornale -. La mattina mi aveva invitato a prendere il caffè, mi aveva baciato, eravamo d'accordo che poi avremmo visto la partita di calcio del Savona». E invece Rinaldo - il suo amato primogenito - aveva promesso 10 mila euro a un balordo per uccidere l'anziano padre: «È cardiopatico, vedrai che morirà subito. Basterà spingergli il cuscino sulla faccia», aveva assicurato il 52enne al suo amico Andrea Invincibile, 43 anni, disoccupato e aspirante killer. Ma quando si è avventato su Renato, il pensionato ha resistito, lo ha graffiato, gli ha strappato la catenina: «Lui continuava e premermi il cuscino sulla faccia e io urlavo: “ma perché mi fai questo? chi sei?“». In casa c'era anche il figlio che però - d'accordo col complice - non è intervenuto, anzi ha facilitato la sua fuga quando l'agguato è fallito. Ma i vicini accorsi sul pianerottolo, richiamati dalle grida del pensionato, hanno visto Invincibile allontanarsi: lo hanno descritto ai carabinieri che, poco dopo, lo hanno arrestato. Lui ha subito confessato e ha indicato come mandante Rinaldo Costa, anche lui subito reoconfesso. Ora sono entrambi in carcere con l'accusa di tentato omicidio. «Ma perché mio figlio ha assoldato un killer per ammazzarmi?» è l'angosciante domanda che il signor Costa continua a porre ai carabinieri; «Probabilmente temeva di perdere l'eredità», gli rispondono i militari. Ma lui non si capacita: «Ma è assurdo. Gli avevo anche detto che la casa sarebbe rimasta a lui, così come i miei risparmi. Alla mia attuale compagna avrei riservato una piccola somma, ma nulla che mettesse a rischio il “bottino“». Una vita serena, quella di Renato Costa, nel quartiere stimato e benvoluto da tutti: la pensione dopo anni di onesto lavoro nelle Ferrovie dello Stato, poi la morte della moglie, l'incontro con Sheela, originaria delle Mauritius. Tra i due un affetto sincero, disinteressato. Ma la differenza di età (Sheela ha 48 anni) viene vista da Rinaldo come una «minaccia». Sheela è l'«intrusa» che altera un tran tran decennale durante il quale Rinaldo si è sempre preso cura del padre. Per un po' vivono tutti e tre sotto lo stesso tetto. Poi Rinaldo se ne va. È preoccupato. Spesso alle prese con lavori precari, incontra un carabiniere di quartiere e gli chiede: «Cosa posso fare per evitare che mio padre mi diseredi?».

«Ultimamente mio figlio guadagnava bene - ricorda il padre -. Non ci vedevamo spessissimo, ma i nostri rapporti erano cordiali. So che aveva anche una nuova relazione sentimentale. Vorrei che almeno mi spiegasse il suo gesto. È sempre mio figlio, ha fatto una cosa grave, ma un genitore deve saper perdonare. Sul fronte eredità l'avevo sempre rassicurato: stai tranquillo, quel poco che ho rimarrà a te»: un patrimonio tutt'altro che ingente (una piccola casa popolare e qualche spicciolo).

Ma sufficienti, agli occhi di un figlio, per commissionare l'omicidio del padre.

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