Politica

Né Vespa né Riina Chi parla a sproposito è solo Rosi Bindi

Né Vespa né Riina: non sono i cronisti cui bisogna mettere la museruola. Chi parla a sproposito è solo Rosi Bindi

Né Vespa né Riina Chi parla a sproposito è solo Rosi Bindi

A bocce ferme ci sia consentito dire due parole sull'ultimo scandalo fasullo in campo televisivo: quello provocato dall'intervista rilasciata a Bruno Vespa, conduttore di Porta a porta, da Salvo Riina, figlio di Totò, giudicato capo della mafia siciliana.

Mezza Italia ipocrita si è indignata per questo motivo: non si ospita un erede di un boss e non gli si concede di predicare liberamente manco fosse un boy-scout, quando invece egli stesso dimostra di avere una mentalità influenzata dalle cosche. Vabbè, opinioni legittime ancorché discutibili. Ciò che ci è sembrato scorretto al cento per cento è stato l'intervento della Commissione antimafia. La presidente della quale, l'onorevole Rosi Bindi, si è abbandonata a feroci critiche nei confronti del responsabile del popolare programma, accusandolo di essersi prestato a una sorta di propaganda in favore della criminalità organizzata. Non si capisce che titoli avesse la parlamentare per interferire nell'attività della Rai, censurandone una iniziativa peraltro non nuova nella sua storia pluridecennale. L'antenna di Stato, ex monopolio, ha sempre subito condizionamenti politici nelle nomine, mai nessuno tuttavia aveva osato mettere lingua nelle sue scelte giornalistiche, comprese le peggiori. Ci voleva la signora Bindi a rompere una tradizione liberale su cui si è sempre basata la maggiore emittente patria, avviata così a diventare una dépendance del potere politico cui, avanti di questo passo, spetterà anche la scelta dei palinsesti.

Da notare che Vespa, interrogando Riina Junior, si è limitato a seguire la scia di Enzo Biagi e di Sergio Zavoli, che fornirono ammirevoli prove di autonomia portando in studio personaggi che, nel peggio, non erano certo inferiori a Salvo. Biagi intervistò il primo pentito di Cosa nostra, Buscetta, sul quale poi scrisse addirittura un libro, e Luciano Liggio, fenomenale farabutto. Zavoli fece chiacchierare tutti, e sottolineiamo tutti, i più feroci terroristi delle Br. Entrambi i grandi giornalisti furono lodati. Chissà perché Vespa, viceversa, è stato deplorato. Non sono i cronisti cui bisogna mettere la museruola.

Vanno silenziati gli incompetenti, i nemici dell'informazione e magari anche gli stupidi.

Commenti