Cronache

Il Nobel agli uomini che cercano altri mondi

Il Nobel agli uomini che cercano altri mondi

Il primo è un investigatore dell'universo, gli altri due sono cacciatori di mondi. Questa volta il Nobel per la fisica guarda al cielo, lì dove l'uomo cerca ancora se stesso e le risposte sono una speranza senza fine. James Peebles è il più anziano dei tre. Ha 84 anni e viene dal Canada, ma insegna a Princeton nel New Jersey. È una vita che studia la scintilla da cui nasce tutto, l'attimo all'inizio del Big Bang quando materia e antimateria si sono sfiorate e invece di annichilirsi come accade sempre hanno dato vita a qualcosa di miracoloso. Peebles è uno di quelli che cerca di capire cosa sia davvero successo. Va a ritroso nello spazio-tempo inseguendo il rumore di fondo dell'universo. La sua preoccupazione non è quello che c'è, quello che si percepisce, vale a dire il 5% per cento della materia visibile, ma quello che manca. Tutto il resto: materia ed energia oscura. Dove è andata a finire? Al momento non lo sappiamo, forse in uno degli innumerevoli universi paralleli, ma di fatto questa è la domanda delle domande.

Didier Queloz e Michel Mayor vengono da Ginevra. Nel 1995 sono stati i primi a individuare un pianeta simile alla Terra. Sta nella costellazione di Pegaso e ruota intorno a una stella chiamata Helvetios, una nana gialla un po' più vecchia e grande del Sole. Si vede perfino a occhio nudo. La «quasi Terra» è stata battezzata come Bellerofonte, l'eroe di Corinto, nipote di Sisifo, domatore del cavallo alato Pegaso, con il quale riuscì a uccidere la Chimera. Bellerofonte è il primo degli esopianeti, quelli osservati fuori dal sistema solare. Da allora ne sono stati censiti circa quattromila. Uno di questi potrebbe essere abitabile. Il più idoneo è Proxima b, scoperto il 24 agosto 2016, lontano dalla Terra solo (si fa per dire) 4,2 anni luce. La lista comincia a essere lunga. Nessun pianeta ha ancora dato segni di vita. Gli alieni, se esistono, si fanno gli affari loro o ci spiano in silenzio.

L'uomo non smetterà di cercare qualcosa che assomiglia alla sua casa. Non possiamo essere soli nell'universo. Dove è nascosto l'altro mondo? Quale sarà quello giusto? Il pianeta X come lo chiamano i romanzieri. Il decimo pianeta. Terra uguale Terra. Non un mondo parallelo. Non un anti Terra, ma il gemello astrale di questa palla di terra e acqua. Qui dove camminano gli umani. Lo hanno chiamato Nemesis, Gaia, Gor, Hyperion, Nibiru, Thalassa, Terra Nova. Per Ariosto la stessa luna era nostra gemella, un hard disk parallelo dove ritrovare le cose perdute sulla Terra. Quante sono le Terre possibili? Le altre Terre? Quelle dove in teoria ci potrebbe essere vita sono duecentoquarantaquattro. Proprio così 244. Sono tante. Troppe. Prima di Proxima b c'era Kepler 186-f e Kepler 62f e il suo gemello Kepler 62e o ancora Kepler 69c o Kepler 22b. I pianeti sono come i profeti e da qualche parte ci sarà il prescelto. Questa speranza ci serve. Non è per disegnare una mappa della galassia o della via Lattea e per dare un senso al buio di luci intermittenti che ci circonda. No, non è solo questo. È per scacciare questo senso di solitudine, questa malinconia da unico essere pensante, morente, disperso in una creazione troppo grande, decisamente inutile, come l'opera di un demiurgo ipertrofico, uno di quei maniaci ossessivi e compulsivi che lavorano a un gigantesco castello di carte fine a se stesso.

Quello che ci frega è il tempo. I cacciatori di pianeti vedono nei loro telescopi solo il passato. Ipotizziamo che uno di questi pianeti sia la terra gemella, ma cosa stiamo guardando? Un tempo lontano anni luce. Stiamo guardando i morti. L'importante è non pensarci. È andare avanti con il disincanto di chi ricerca l'infinito anche se sa che nulla intorno a noi è infinito. Neppure l'universo. Eppure sogni l'avventura di viaggi interstellari, scommettendo su un'intuizione, con la voglia di gridare come Cristoforo Colombo in viaggio contromano verso le Indie: «Terra, Terra». Lo fai scrutando il cielo e le altre stelle, con la consapevolezza che la via Lattea è la periferia dell'universo. Lo fai interrogandoti sul mistero cosmico dei buchi neri. Cerchi perché c'è una domanda che non puoi non fare a te stesso anche se la risposta probabilmente non c'è.

Cerchi di capire come tutto è iniziato e poi perché in questo tutto ci sei finito proprio tu.

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