Cronache

Non siamo (più) un Paese per filosofi

D al Manuale di filosofia (Editrice La Scuola) di Giovanni Reale e Dario Antiseri non si smette mai di imparare. Si comincia al liceo ma la cosa di solito non finisce lì. Ad esempio, leggendo l'ultima edizione accresciuta, che sarà tra le mani degli studenti il prossimo anno, si apprendono cose preoccupanti sullo stato della cultura italiana. Gli ultimi personaggi di spicco sono Giovanni Gentile (...)

(...) e Benedetto Croce. Poi la nostra filosofia si inabissa un po' alla volta fino a sparire dai dibattiti e dalle correnti di pensiero attuali: Esistenzialismo, teoria dell'Ermeneutica, Postmoderno, Decostruzionismo, il movimento analitico di Cambridge e Oxford, Neoscolastica, Personalismo, Linguistica, Strutturalismo, Logica, Matematica, Fisica, Neopositivismo, Epistemologia, Neuroscienze, Intelligenza artificiale. Italiani non pervenuti. Ci sono alcune figure isolate: Antonio Gramsci, Emilio Betti, Luigi Pareyson, Gianni Vattimo e pochi altri. In certi capitoli, avverti un'aria di famiglia. Sono i più dolorosi perché lasciano capire che molti «luminari» italiani da terza pagina sono soltanto epigoni degli epigoni di maestri stranieri; chiosatori non creatori.

Il Reale-Antiseri, come tutti chiamano il popolare manuale, dedica un ampio spazio a Karl Popper, non solo quello di Cattiva maestra televisione, ma anche e soprattutto il filosofo della scienza e della politica. Il Popper teorico della società aperta (non spalancata), il pluralista (non multiculturalista), il tollerante (che non tollera gli intolleranti). Si capisce benissimo come Popper ribalti la posizione che in apparenza fonda la democrazia: importante non è stabilire a chi spetti la sovranità, ossia chi comanda, bensì stabilire se esistano norme che, a prescindere da chi comanda, permettano ai cittadini di rimuovere i cattivi governanti. Trova ampio spazio anche la Scuola austriaca, ben rappresentata dagli economisti Ludwig von Mises e Friedrich von Hayek. Speriamo che gli insegnanti non saltino questi capitoli che tracciano un quadro esauriente del liberalismo classico. Il Reale-Antiseri sfata poi il mito dell'inesistenza di un pensiero contemporaneo dichiaratamente cristiano, mettendo in luce l'importanza della religione nei più disparati pensatori da Simone Weil ai protagonisti del rinnovamento della teologia come Pavel Florenskij passando per la Neoscolastica di Jacques Maritain. C'è tutto quello che serve per capire come cambia il mondo ebraico o quello statunitense, con una ricchezza strabiliante e a volte insospettabile di idee e argomenti.

Si diceva della completa irrilevanza della cultura italiana. Ci sarà più d'un motivo. Ne indichiamo uno. La storia editoriale della Società aperta e i suoi nemici di Karl Popper rivela il clima opprimente di conformismo del mondo intellettuale che ha soffocato ogni tentativo di cantare fuori dal coro. Mentre il saggio di Popper, all'estero, era patrimonio di chiunque avesse la pretesa di essere considerato «colto», in Italia non si trovava chi lo pubblicasse. Prima che si facesse avanti Armando editore, Antiseri stesso, sponsor dell'opera, collezionò otto anni di rifiuti accompagnati spesso da lettere imbarazzanti in cui i «meglio pensatori» si dicevano affranti per non essere riusciti a imporre alla propria casa editrice un libro «eretico». Eretico? Solo per chi vive nutrendosi di avanzi del marxismo conditi con salsa politicamente corretta. Il sistema ha premiato e ancora premia chi si sottomette alla inconsistenza del pensiero dominante nel mondo della cultura (che coincide per niente col pensiero del resto del Paese). La grande editoria ha grandi colpe. Pochi leggono? Inutile lamentarsi. Forse gli affari andrebbero meglio se fossero considerati potenziali clienti anche i reazionari, i conservatori, i liberali. Niente da fare. Il «direttore editoriale collettivo» crede che legga solo chi guarda Fabio Fazio o chi compra d'impulso un giallo di quattrocento pagine abbandonato poi a prendere polvere sul comodino. Eppure là fuori ci sono milioni di italiani che aspettano di essere rappresentati da intellettuali non improvvisati.

Gli scaffali delle novità devono sopportare il peso di tonnellate di saggi e romanzi fotocopia sui cattivoni populisti, sovranisti, razzisti, fascisti e sui buonissimi migranti, ex comunisti, attivisti Lgbt e sinceri democratici. Soffocare il dibattito non consente la crescita che nasce dalla varietà delle opinioni. Un tempo, questa forma di censura non dichiarata era figlia di un calcolo politico a vantaggio del Partito comunista. Oggi, non ha scusanti (si fa per dire) ideologiche, è figlia dell'ignoranza e dell'abitudine. Sono gravi anche le colpe dell'università: dovrebbe insegnare a pensare e invece incoraggia il conformismo. Le ricerche di valore sono spesso rivoluzionarie e nascono da un modo libero di guardare alle cose. Proprio quello che manca in Italia.

Alessandro Gnocchi

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