Cronache

Palermo, Massimo Ursino: "Sono soldato politico, non elemosino condanne"

Massimo Ursino esce dall'ospedale e lascia un messagio sul profilo ufficiale di Forza Nuova: "No a condanna ipocrita di quelle autorità politiche che almeno moralmente hanno le mani sporche di sangue"

Palermo, Massimo Ursino: "Sono soldato politico, non elemosino condanne"

"Sono un soldato politico, cardine della mia lotta quotidiana è l'impersonalità": si apre così la prima dichiarazione di Massimo Ursino, il segretario provinciale di Forza Nuova, legato e picchiato martedì 20 febbraio a Palermo.

Il messaggio

Mentre le forze politche condannano il gesto violento, Ursino ha lasciato l'ospedale nella mattinata di mercoledì dimesso con una prognosi di 20 giorni. In un lungo post sui social network ha scritto: "Ieri sera colpendo me hanno colpito l'idea alla quale appartengo e di cui Forza Nuova si fa strumento".

Sulla pagina ufficiale di Forza Nuova si legge: "Il mio sacrificio è il sacrificio di tutti quelle grida soffocate, quel corpo che si dimena rappresentano la ferrea volontà di una parte di popolo a non farsi legare, mani e piedi, dai legacci ideologici di una compagine che grazie a giochi elettorali o forzose mosse politiche, occupa posti di potere, aizzando la canea dell'antifascismo militante contro di noi. Nè elemosiniamo la presa di posizione di alcuno -prosegue il militante di estrema destra - o la condanna ipocrita di quelle autorità politiche che almeno moralmente hanno le mani sporche di sangue. Bastiamo a noi stessi".

Perquisizioni a Palermo

Sono cinque i militanti di estrema sinistra, appartenenti ai Centri sociali, le cui posizioni sono state vagliate dagli investigatori della Digos, che li hanno condotti in questura. Sarebbe stata esclusa subito la responsabilità di una sesta persona, una attivista del centro sociale Anomalia. Per quanto riguarda gli altri, almeno un paio sarebbero stati immortalati mentre si allontanavano dal luogo del pestaggio. La scena del pestaggio è stata ripresa con un telefonino da un'altra militante di sinistra, che poi l'ha "postata" su Facebook. Partendo da questo e dalla "rivendicazione" inviata ai giornali locali, gli agenti hanno effettuato una perquisizione nello studentato Malarazza di via Cavour, portando poi negli uffici della Digos i cinque sospettati. Perquisiti anche sedi di diversi centri sociali. Sequestrati volantini, bastoni, indumenti e cellulari.

Sotto il coordinamento della Procura, gli investigatori stanno esaminando i video ripresi dalle telecamere di sicurezza della zona in cui Ursino, titolare di una bottega artigiana in cui effettua tatuaggi, è stato vittima dell'agguato.

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