Cronache

Milano, la sfida Parisi-Sala: pari non sono

Il centrodestra si affida a un manager di grande esperienza. È l'uomo giusto per battere Mr. Expo e far scordare Pisapia

Milano, la sfida Parisi-Sala: pari non sono

Il primo tassello del mosaico elettorale è stato incastrato. A Milano il centrodestra si affida a Stefano Parisi, manager di grande esperienza con un passato di amministratore pubblico nella giunta Albertini, quella che all'inizio degli anni Duemila mise le fondamenta per il rilancio della città. Mi sembra un'ottima scelta, la migliore possibile, a differenza di quella di Sala per il centrosinistra, per tenere insieme i partiti e garantire gli elettori di una coalizione che ricorda «l'Ercolino sempre in piedi», il pupazzo degli spot della Galbani, che, come diceva il ritornello, «dondola, dondola ma mai cade giù».

Che il centrodestra resti ben in piedi a Milano è fondamentale per immaginare un futuro a livello nazionale. Chi vince a Milano poi prende il Paese, chi perde Milano inizia il declino, e non è solo questione di cabala: da sempre la città è il barometro dei mutamenti di umore dell'elettorato, un po' come succede con la Borsa rispetto all'economia reale. E con Stefano Parisi il tempo può certamente volgere al bello. Anche perché il suo rivale, Giuseppe Sala, non è quel fenomeno raccontato da osservatori e giornali compiacenti. È vero che negli ultimi mesi ha monopolizzato l'attenzione dell'opinione pubblica grazie a Expo, alla campagna per le primarie Pd e alla mancanza di un rivale in campo. Ma è altrettanto vero che ha mostrato una inaspettata fragilità politica e personale. Soprattutto non è il leader indiscusso della sinistra. Di più. Metà degli elettori del Pd, come dimostrano i risultati delle primarie e le polemiche di questi giorni con minacce di scissioni, non lo può soffrire.Occhio poi a non cadere nel tranello che Sala e Parisi pari sono. Un curriculum professionale simile non vuole dire governi simili. Il primo è e sarà ostaggio della sinistra Pd, degli otto assessori di Pisapia che sono saliti sulla sua barca e, quindi, di centri sociali e politiche buoniste su temi come immigrazione e sicurezza. Il secondo è e sarà libero di guidare la città come meglio crede, senza vincoli o cambiali da pagare.

A occhio, di immaginare un futuro per Milano come piacerebbe a noi.

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