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Ma passato e tifo non aiutano il Paese

"Sì, ma tuo nonno". "E il tuo, allora?!". "Ma vergognati!". "Ma vergognati tu!".

Ma passato e tifo non aiutano il Paese

Immaginate una famiglia madre, padre, due figli che trascorra molto tempo e imbastisca troppe discussioni dibattendo sui nonni defunti, sulle loro colpe, i loro errori, i loro meriti. E che per questo non dedichi abbastanza attenzione alle scuole dei figli, alle entrate e alle uscite, a una vita in comune dove bisogna remare insieme per andare avanti il meglio possibile.

È quello che succede in Italia, con i fantasmi del fascismo e del comunismo. Morti e sepolti, non sono davvero rimpianti da nessuno che abbia buon senso e amore per la vita. Eppure sono sempre fra noi ad agitare giochi inconcludenti. Si gioca a Monopoli (togliamo via Togliatti e mettiamo via Almirante), si gioca alla tombola delle vittime (ne ha fatte più Stalin, no, ne ha fatte più Hitler), si gioca a nascondino (piccole cose indiziate come nostalgie comuniste, piccole cose indiziate come nostalgie fasciste). E così via.

La dice tutta il cancan avvenuto ieri e oggi, ahinoi sul risibile incidente avvenuto a Bologna, che in un Paese risolto culturalmente non sarebbe arrivato neppure nelle pagine delle agenzie di stampa. Se a qualcuno fosse sfuggita la straordinaria notizia, è accaduto che a un convegno sindacale della Cgil il gran finale è stato accompagnato con l'inno dell'Unione Sovietica. I poveretti si sono scusati subito, ci mancherebbe, hanno spiegato che l'errore è del disc jockey, doveva mettere l'Internazionale, ma ecco che da destra si levano squilli di tromba: si chiedono scuse, si esigono autodafé, si pretendono prese di distanza. Come se fosse accaduto qualcosa di grave, come se la partita non fosse più saggiamente chiudibile con una risata, un cachinno, un'alzata di spalle.

Invece ci sarà chi obietta che si tratta di grandi problemi politici e ideali che quello non deve tornare, quell'altro neppure, che bisogna fare i conti con la storia. Benedetti figlioli, antifascisti e antimarxisti immaginari, la storia e gli storici li hanno già fatti, i conti, condannando sia l'uno sia l'altro come movimenti malefici capaci di portare più male che bene. E guardarsi continuamente alle spalle è un'inutile perdita di tempo. Può sembrare strano, detto da uno che di professione fa lo storico, ma uno storico sa che guardare con gli occhi sulla nuca è indispensabile, sì, per capire il passato e, dopo averlo liquidato, poter capire il presente e progettare bene il futuro.

La conoscenza della storia serve anche a capire le ragioni degli altri, a non vedere tutto bianco o tutto nero, a non perdersi in discussioni che virano più sulla tifoseria che sulla ragione, a metterci una pietra sopra e provare a costruirci qualcosa di buono.

«Sì, ma tuo nonno». «E il tuo, allora?!». «Ma vergognati!».

«Ma vergognati tu!».

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