Cronache

Il primo solco fra i nuovi alleati

Una delle domande più ricorrenti fra gli attoniti deputati che gironzolano in Transatlantico in attesa di scoprire se la legislatura andrà avanti è se Luigi Di Maio abbia o no capito di essersi consegnato mani e piedi a Matteo Salvini. Passati 87 giorni dalle elezioni, infatti, gli equilibri usciti dalle urne sembrano essersi completamente ribaltati e nel braccio di ferro sotterraneo che è in corso tra i due, il segretario della Lega dà ormai l'impressione di condurre le danze senza alcuna esitazione. Con buona pace del 32,7% con cui solo tre mesi fa i Cinque stelle avevano quasi doppiato il 17,4 del Carroccio.

È anche per questa ragione - perché la «botta» si è sentita e persino la base del Movimento è rimasta scossa dai modi sbrigativi con cui Salvini ha chiuso ad ogni ipotesi di mediazione sulla squadra di governo - che ieri Di Maio ha deciso una repentina conversione ad «U». Così, prima ha archiviato la richiesta di impeachment per Sergio Mattarella, lasciando sull'impervia e improbabile via della messa in stato d'accusa del capo dello Stato solo Fratelli d'Italia. Poi è salito al Quirinale per un faccia a faccia informale con il presidente che solo 24 ore prima voleva far decadere. E infine ha cercato di ribaltare il tavolo, invitando Salvini ad una soluzione di compromesso per rimettere in pista il «governo del cambiamento» guidato da Giuseppe Conte. «Troviamo (...)

(...) un altro nome eccellente per l'Economia e diamo a Savona un altro ministero», è la proposta del leader del M5s. Sulla quale arriva a stretto giro il cappello informale del Quirinale. «È uno scenario che Mattarella valuta con grande attenzione», fanno sapere dal Colle.

L'ennesimo cambio improvviso di passo di una crisi che sta ormai diventando cronica.

Ma che ha un obiettivo chiaro sul quale convergono gli interessi sia di Di Maio che del capo dello Stato: far sì che Salvini si assuma in prima persona la responsabilità di non far nascere il governo.

Ecco perché, dopo giorni di silenzio, Di Maio ha riaperto il caso Savona dicendosi pronto a dirottarlo su un altro ministero.

Ed ecco perché Mattarella ha subito lasciato filtrare di essere d'accordo con una simile soluzione.

Il primo ha tutto l'interesse a capitalizzare il voto con un esecutivo, soprattutto dopo quasi tre mesi in cui si è «istituzionalizzato» in una trattativa estenuante con tutti, dal Pd alla Lega. Il secondo perché non vuole passare per colui che impedisce la nascita di un governo, riportando il Paese alle urne dopo pochi mesi.

Sullo sfondo, però, resta il tentativo di mettere Salvini davanti ad un bivio.

La convinzione di molti, infatti, è che il leader della Lega abbia ormai deciso di tornare al voto per capitalizzare questi 87 giorni in cui i sondaggi lo stanno dando in continua crescita, al punto che il Carroccio potrebbe perfino puntare a scavalcare il M5s. Per Salvini significherebbe ribaltare non tanto gli equilibri all'interno del centrodestra, ma nell'intero panorama politico. Insomma, per dirla con le parole usate da Di Maio ieri con un suo collega di partito, «ci siamo fatti fottere...».

Ecco perché il leader pentastellato ha deciso di provare a ribaltare il tempo. Probabilmente, fuori tempo massimo.

Adalberto Signore

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