Cronache

Profughi, quando governa il Pd la sinistra parla come la destra

Altro che accoglienza: dal Friuli all'Emilia passando per Milano sindaci e governatori non ne possono più degli immigrati. Alfano passa all'attacco: "Smantellare i campi rom"

Profughi, quando governa il Pd la sinistra parla come la destra

L'accoglienza e la tolleranza per una buona parte della sinistra sono un principio elastico: vanno elargiti a piene mani, quando tocca agli altri. Una volta al governo, la musica cambia. Gli esempi si moltiplicano. In fondo lo stesso scontro Francia-Italia di questi giorni dipende dal fatto che il governo di sinistra italiano, mentre si vanta della propria generosità verso i migranti dal Nord Africa, vorrebbe che i suddetti transitassero rapidamente Oltralpe. Peccato che a Parigi ci sia un altro governo progressista che, dopo aver chiesto i voti ai francesi per scongiurare il pericolo degli xenofobi lepenisti, ha mandato i militari per sbarrare il confine di Ventimiglia.

La verità è che l'accoglienza a parole è gratuita, quella con i fatti ha un costo, economico e politico. Si può criticare e tacciare di egoismo chi non è disposto a pagarlo, ma che dire di chi critica l'egoismo altrui e poi mette il chiavistello alla porta? Gli esempi nel Pd non mancano. Tra i più clamorosi c'è il sindaco Giuliano Pisapia che tra i suoi slogan elettorali aveva «Milano deve tornare la città dell'accoglienza». In realtà Milan col coeur in man non l'ha inventata lui: e infatti il capoluogo lombardo ha prodotto un grande sforzo di volontariato per dare una mano alla marea montante dei diseredati dall'Africa. A gennaio scorso però il sindaco ha detto stop: «Milano più di così non può fare. La nostra richiesta è che non vengano inviati ulteriori profughi». Eccola lì, l'accoglienza a numero chiuso. Vallo a dire a siriani ed eritrei che nei suoi proclami era sottinteso un numero limite.

E nelle stesse ore in cui si processavano i «cattivi» Maroni, Toti e Zaia, «gli egoisti governatori del Nord» che hanno chiuso all'apertura di nuovi centri di accoglienza, la collega del Friuli Debora Serracchiani si faceva assicurare dal compagno di partito e vice di Alfano, Filippo Bubbico, che non ne sarebbero stati mandati altri in Friuli: «Siamo saturi, il tetto è stato raggiunto. Una regione piccola come la nostra non può sopportarne di più». E proprio ieri si è saputo che al valico di Tarvisio sono stati rafforzati i controlli anti immigrati e il ministro Alfano ha annunciato via Twitter, in pieno stile Salvini, l'arrivo delle ruspe: «Occorre smantellare i campi Rom. Incontro con isindaci al #Viminale. #avantitutta».

Del resto un'altra piccola regione la Val d'Aosta, governata dagli autonomisti filo sinistra, è stata la prima regione a chiudere ai rifugiati. La scusa della dimensione però non regge per l'Emilia Romagna, il cui presidente, Stefano Bonaccini, mentre accusava Maroni di populismo, precisava che «noi le quote che dovevamo ricevere le abbiamo rispettate, sono il Veneto e la Lombardia a essere in difetto». Ci risiamo: sul palco dei comizi l'accoglienza è dovere civile, sacro vincolo inciso nel dna della sinistra. Una volta seduti al posto di comando, diventa questione di numeri e quote. Un altro egoismo è possibile.

E se i pezzi grossi delle Regioni nicchiano, come non essere comprensivi allora verso il lungo elenco di sindaci progressisti che chiudono l'uscio a nuovi arrivi. Felice Casson si era addirittura portato avanti, dicendo no ad altri rifugiati a Venezia pochi giorni prima del voto che, secondo le previsioni (sbagliate) gli avrebbe dovuto consegnare la città lagunare. L'elenco dei primi cittadini Pd recalcitranti sarebbe lungo, da Vigodarzere (Padova) a Centola (Salerno). Qui il sindaco Carmelo Stanziola dixit: «Non possiamo riempirci d'immigrati che passeggiano per le strade in attesa che qualcuno gli dia una giornata di lavoro. Noi siamo una località turistica». E allora perché il Pd dà dello xenofobo a Zaia?

C'è da dire che il fenomeno della doppia morale a sinistra è internazionale. C'è il «muro» di Hollande, ma anche quello del cancelliere austriaco Werner Faymann, anche lui di sinistra, anche lui lesto a chiudere il confine con l'Italia. Ma come dimenticare la blindatura della frontiera spagnolo con tanto di fucilate sugli immigrati a Ceuta nell'epoca Zapatero, l'allora campione dei diritti umani del progressismo globale. Più creativo il laburista australiano Kevin Rudd, che fece deportare gli asilanti a Papua Nuova Guinea. La sinistra che accoglie con le isole altrui.

di Giuseppe Marino

Roma

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