Cronaca giudiziaria

"Quei gesti di Amanda...". Parla il pm che indagò sull'omicidio di Meredith

L'ex pm che si occupò delle indagini sull'omicidio di Meredith Kercher ha parlato di Amanda Knox: "A suo modo, voleva anche aiutarci. Non è stata capita"

"Quei gesti di Amanda...". Parla il pm che indagò sull'omicidio di Meredith

"Amanda voleva, a suo modo, aiutare le indagini". A dirlo è stato Giuliano Mignini, il magistrato della procura di Perugia che indagò sull'omicidio di Meredith Kercher, nel corso di un intervento al programma televisivo "Crimini e Criminologia" in onda su Cusano Italia TV domenica 7 novembre. L'ex pm ha ripercorso ai microfoni di Fabio Camillacci, giornalista e doppiatore, alcuni momenti salienti della vicenda soffermandosi, in particolare, su Amanda Knox: "Non è stata capita, secondo me", ha detto a proposito della 35enne statunitense.

Il "caso" Amanda Knox

Nata e cresciuta a Seattle nel luglio del 1987, Amanda Knox è stata una delle protagoniste del delitto di Perugia (1°novembre 2007). Sospettata fin da subito di un presunto coinvolgimento nell'omicidio di Meredith Kercher, fu condannata e poi assolta in via definitiva dalla Cassazione nel 2015. Catturò l'attenzione dei media italiani e della stampa internazionale per l'atteggiamento apparentemente disimpacciato davanti alle telecamere che, al tempo, erano puntate sulla casa al civico numero 7 di via della Pergola, la scena del crimine. L'abbraccio con Raffaele Sollecito fuori dalla villetta, a poche ore dal delitto, e la passeggiata in centro nei giorni successivi alla tragedia - tutte circostanze poi chiarite dai diretti interessati - gettarono ombre sulla studentessa statunitense. "Aveva un atteggiamento anche scherzoso ma, secondo me, è stato enfatizzato questo aspetto" ha detto il magistrato Mignini riferendosi ad Amanda Knox.

"Non è stata capita"

Nel corso dell'intervento al programma di approfondimento sul caso dell'omicidio di Meredith Kercher, Mignini ha ricordato uno dei primi incontri con Amanda. "Ritornammo in quella casa il giorno dell'autopsia - ha spiegato il magistrato - Andammo con la squadra Mobile e portammo anche Amanda per far vedere i coltelli che c'erano nella cucina. A un certo punto, lei ebbe una sorta di svenimento. Cominciò a fare un gesto, una cosa che faceva spesso: si metteva i palmi delle mani sulle orecchie. Sembrava come se cercasse di dimenticare un grido, un suono che l'aveva terrorizzata". Poi ha continuato: "Ricordo che la vedemmo anche in un'altra occasione. Lei voleva anche, a suo modo, darci un aiuto. Così sembrava. Ci sono stati dei gesti, come fare la ruota davanti alla polizia, che per noi restano incomprensibili". Infine, l'ex pm ha concluso: "Non è stata capita secondo me.

Lei probabilmente cercava anche di esorcizzare la paura".

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