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Con il referendum Matteo rilancia lo "SpaccaItalia"

Matteo come Fanfani conta amici e nemici, ma lo fa in un colpo solo. Il suo sogno, se vince, è di prendersi l'Italia a lungo e con la forza

Con il referendum Matteo rilancia lo "SpaccaItalia"

Renzi frantuma, strappa, scolla, divide. Al punto da dichiarare di giocarsi tutto in una sola partita. Se perdo vado a casa. O la va o la spacca. O con me o contro di me. Matteo come Fanfani conta amici e nemici, ma lo fa in un colpo solo. Il suo sogno, se vince, è di prendersi l'Italia a lungo e con la forza. Chi perde, in una sfida senza ritorno, si deve rassegnare: non ci sarà più spazio e voce per le opposizioni.

La battaglia di ottobre si sta caricando di troppi significati troppo forti per essere considerata un normale passaggio politico. Il referendum è solo lo strumento, il campo di gara. E fin dall'inizio lo ha scelto lui, perché gli permette di impostare la sfida su un ritornello a lui molto caro e favorevole, quello tra il nuovo e il vecchio. Il nuovo è lui, è la Boschi, è Verdini e pazienza se nella foto di famiglia ci finisce pure Alfano con la coda centrista. Il nuovo, nella propaganda renziana, è il partito della Nazione. Il vecchio sono tutti gli altri, meglio se sparsi e frammentati.

Il paradosso di questa storia è che il vento della discordia soffia su un tema come le riforme istituzionali, sulle regole di gioco, di civiltà, sullo spirito pubblico di una nazione. Non dovrebbe essere così e di solito non è così. La Costituzione, quando si scrive e quando si cambia, va condivisa. Ma forse in Italia questo è chiedere troppo. Questo è il Paese dei guelfi e dei ghibellini, di chi sta col Papa e di chi sta con l'imperatore, di Chiesa e Stato, di rossi e neri, di sommersi e salvati. È il Paese dove il rumore di fondo della guerra civile non si quieta mai, anche quando non scorre il sangue, anche quando si è troppo disillusi per crederci davvero, alla fine in qualche forma e maniera esisteranno sempre due popoli. E su questo il Matteo pigliatutto, a quanto pare, ci gioca.

In questi ultimi mesi è riuscito a portare la discordia ovunque: spezza, spacca e poi spazza. A sinistra come a destra, nel Pd e in Forza Italia, ha spaccato il centro e il suo stesso governo, i renziani toscani e quelli non toscani, Roma, la Rai, i nostalgici di Happy days con i «drogati» di House of cards, gli orfani di Pannella, pensionati e precari e perfino i partigiani buoni separati da quelli cattivi. È peggio della dea della discordia. Non c'è più un taglio netto tra destra e sinistra e neppure tra berlusconiani e antiberlusconiani, la zizzania di Renzi cresce in ogni casa e facendo questo lui spera però di conquistare la maggioranza in tutti i luoghi di potere. Il sogno è di spaccare l'Italia in vincenti e sconfitti, in glamour e sfigati. È esattamente quello di cui l'Italia non aveva bisogno per uscire da questa maledetta crisi. Divide et impera. E per chi perde sono guai.

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