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Renzi e le trivelle in arrivo

I risultati del referendum i sondaggi dimostrano che la forza di Renzi in Parlamento, costruita grazie alla più vergognosa campagna acquisti della storia, non corrisponde a quella che può esercitare nel Paese reale

Renzi e le trivelle in arrivo

La prima bella notizia è che, come noto, gli italiani hanno bocciato il demagogico referendum che chiedeva di sospendere l'estrazione di petrolio dai nostri mari, cosa che avrebbe provocato importanti ricadute economiche e occupazionali. La seconda buona notizia è che poco meno di sedici milioni di cittadini non hanno seguito l'indicazione di Renzi di disertare le urne. Si tratta di un segnale politico interessante in vista dei futuri appuntamenti referendari ed elettorali. I conti sono presto fatti. Gli aventi diritto al voto sono circa 50 milioni, di questi più o meno la metà si dice in maniera ormai stabile non interessata ad andare alle urne. La torta da spartirsi si riduce quindi a 25 milioni di italiani, il sessantaquattro per cento dei quali - come certificano i risultati di ieri - non sta con Renzi e il suo governo. Se questa proporzione dovesse essere registrata anche a ottobre nel referendum confermativo della riforma istituzionale (che non ha bisogno di quorum), il premier rischia davvero di andare a casa.

Da qui a ottobre, tra l'altro, il percorso di Renzi non è certo in discesa. Fino a poche settimane fa le imminenti elezioni amministrative sembravano, per il Pd, poco più di una formalità. Ma con l'avvicinarsi dell'appuntamento i conti spaventano: a Milano, dicono i sondaggi in maniera ormai univoca, il centrodestra guidato da Stefano Parisi avrebbe già colmato lo svantaggio con il quale era partito nei confronti del fenomeno Sala-Mister Expo. A Roma, il candidato Pd Roberto Giachetti a oggi sarebbe fuori dal ballottaggio. E a Napoli, altra città chiave, i giochi sono ancora aperti.

I risultati del referendum di domenica e i sondaggi dimostrano che la forza di Matteo Renzi in Parlamento, costruita grazie alla più vergognosa campagna acquisti della storia, non corrisponde a quella che può esercitare nel Paese reale, dove la gente non ubbidisce a ordini, non sottostà a ricatti ma valuta, pensa e decide autonomamente. Quello che il premier ha sempre temuto, al punto da evitare di misurare il suo consenso nella scalata a Palazzo Chigi. Certo, il problema è l'alternativa, e al momento non se ne intravede una chiara. Ma la politica segue anche le leggi della fisica.

In particolare quella che già Aristotele aveva battezzato «horror vacui»: i vuoti si riempiono, sempre.

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