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Una Repubblica fondata sugli "Anti"

Una Repubblica fondata sugli "Anti"

Tu sei il tuo nemico. C'è uno strambo paese dove gli abitanti non hanno un nome e un cognome, ma si riconoscono solo bestemmiando chi detestano, chi non sopportano, chi disprezzano, chi odiano. Se chiedi: chi sei? Come ti chiami? O, addirittura, cosa pensi? Ti rispondono: Io sono anti. Se non sei anti, da queste parti, non esisti. Non ti vedono, non ti sentono, non fai «like». Non importa di cosa sei anti, la regola aurea per vivere bene in questa terra innominata è rappresentarsi come l'immagine riflessa, e capovolta, del tuo mostro personale, verso cui proiettare rabbia, frustrazione e gran parte della propria identità. È un po' come incarnarsi nella carta dei tarocchi dell'impiccato, che può sembrare macabra, ma se la leggi bene porta perfino fortuna. C'è chi immergendo il proprio ego nell'anti-qualcosa diventa ricco e famoso. C'è gente che ci ha costruito una carriera. L'unico paradosso è che più sputi livore e veleno sul mostro, una sorta di demone o dio della propria ossessione e più questo cresce, straborda, ingrassa, si nutre del tuo odio, delle tue paure, come l'uomo nero delle favole lo rendi inumano, metafisico, fino a farlo diventare leggenda. È l'eterno che ritorna, che non sai seppellire, che disperde l'anima in tanti pezzi e forme per oscurare l'orizzonte. È come se in questo maledetto paese per sentirsi degni e importanti non ci sia altra soluzione che combattere il male assoluto. Cosa sono io senza un nemico? Potrebbe essere un modo per esorcizzare la morte, ma purtroppo non è così. Non c'è questa grandezza. È più un modo per scaricare le proprie nevrosi e non fare i conti con i piccoli, e inevitabili, fallimenti quotidiani.

È così che nella grande fiera delle parole finiscono per rincorrersi tutti, giorno dopo giorno, inseguendo la propria missione, ricerca, ossessione, scandendo ognuno la sua litania: antifascisti, antiberlusconiani, antimigranti, antisovranisti, anticapitalisti, antipopulisti, antiliberisti, antirom e anticomunisti, antipapi e antimodernisti, antiquarantasei e antijuventini, antiqualcuno e antitutto.

Il guaio è che nel «paese degli anti» sono tutti così impegnati a essere che nessuno fa più nulla. È come se il tempo si fosse fermato, ognuno sospeso e prigioniero di un piccolo mondo, una bolla, dove con un mantra infernale ognuno ripete ti odio, ti odio, ti odio. In questi club chiusi, dove l'altro non esiste se non per essere crocifisso, ci si convince a vicenda di essere i giusti, gli eletti, i custodi di una sorta di spirito della storia. Solo che nel loro micromondo la storia si è fermata. Allora ti viene da chiederti se in questo maleodorante paese ci sia ancora qualcuno che non si sente anti, non vuole essere anti, ma sogni di riconoscersi in qualcosa di suo. Io sono io.

Certo, ci vuole più fatica. Non basta stare lì a marcare chi non ti assomiglia. C'è da immaginare un futuro, disegnarlo, spesso navigando contro vento, sbagliando, cercando, cadendo, risollevandosi, a passo d'uomo, con la consapevolezza che la perfezione è un ideale irraggiungibile, divino, e non è umano. Tutto questo rinnegando il principio costituzionale dell'anti: la paura. Non perché non hai paura. Chi non ce l'ha? Ma perché la paura, quando impera, è la più infame dei consiglieri. Ti chiede di rinunciare alla libertà per la sicurezza e di indicare, puntando il dito, un capro espiatorio, qualcuno da sacrificare, da incolpare, da demonizzare.

Non è facile essere «pro». Quasi sempre non conviene, perché ti costringe a fare i conti con i fallimenti, perché è rischioso, perché ti giochi la faccia. È bello, però. È diretto. Non hai bisogno di maschere. Raccontano che nel paese degli anti sia a rischio la democrazia e la libertà. Ma sapete perché? Non ci crede più nessuno. Sono state rinnegate, stracciate, messe all'asta, snaturate in nome dell'anti. Non hanno rispettato la loro storia e i valori fondamentali. La democrazia e la libertà sono un miracolo, un'anomalia, una mutazione fortunata nelle avventure dell'umanità. Basta un'ossessione di massa per farle svanire.

Non sai se questo paese esista davvero. Qualcuno racconta che sia una penisola da nome antico, dove ogni casa è una fazione, segnata di rosso e di nero. Dicono che questo paese sia l'Italia.

E chissà se c'è ancora qualcuno che non ha bisogno di un nemico per sentirsi vivo.

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