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La responsabilità paga. Chi pensa ai bonus ci porta nel baratro

Per fortuna Giorgia Meloni e Giancarlo Giorgetti non hanno ascoltato Maurizio Landini

La responsabilità paga. Chi pensa ai bonus ci porta nel baratro

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Per fortuna Giorgia Meloni e Giancarlo Giorgetti non hanno ascoltato Maurizio Landini. A quest'ora gli italiani si sentirebbero sull'orlo del baratro finanziario. E il Paese vicino al default.

Pensate: venerdì sera Moody's, la più autorevole tra le agenzie di rating, ha dato il suo verdetto sull'Italia, o meglio sulla solidità dei conti pubblici e sulla sostenibilità del debito che, per circa un quarto, è in mano a investitori stranieri. Ed è stato un verdetto ottimo: le prospettive del Paese (outlook) sono state riviste al rialzo. La manovra finanziaria da complessivi 28 miliardi - che ne prevede circa 15 di nuovo deficit - è stata valutata positivamente. Ebbene, ipotizzate se gli analisti di Moody's, al posto di questa, avessero trovato quella che voleva il capo della Cgil Landini, il leader ombra dell'intera sinistra nazionale.

Nel documento economico che il primo sindacato italiano ha inviato a suo tempo al Senato sono previsti 87 miliardi e rotti di maggiore spesa pubblica. Non è un refuso: 87 miliardi di euro, la cui copertura deriverebbe da tagli alle spese e maggiori entrate per circa 13 miliardi. Significa che la differenza, oltre 73 miliardi, sarebbe nuovo deficit. Se pensiamo che già i 15 miliardi di Giorgetti facevano un po' impressione, facendo alzare le sopracciglia allo spread, e che sono poi stati digeriti grazie alla capacità del governo di spiegare l'effetto moltiplicatore sulla crescita del Pil, immaginate l'effetto che avrebbero avuto i 73 miliardi che voleva Landini. Roba da matti.

Probabilmente gli gnomi della grande finanza Usa avrebbero pensato a uno scherzo. Dopodiché la loro scelta sarebbe stata obbligata. Altro che promozione: rating tagliato di uno o più voti e Italia retrocessa nell'inferno dei junk bond, i titoli spazzatura. Quelli che nessuno compra e che gli investitori istituzionali, se li hanno già in portafoglio, devono vendere al più presto, prima che valgano ancora meno.

D'altra parte Moody's non improvvisa. Anzi, avverte i Paesi con largo anticipo. I suoi criteri sono trasparenti: uno dei validi motivi per tagliare il rating all'Italia, messo nero su bianco qualche tempo fa dall'agenzia, era il «segnale di un significativo aumento del debito». Segnale che infatti il governo non ha dato. E che invece riempiva le pagine della manovra targata Cgil. Dal ritorno a un reddito di cittadinanza addirittura rafforzato, agli aumenti insostenibili degli stipendi pubblici, fino agli straordinari finanziamenti per scuole e ospedali.

Intendiamoci: sono tutte cose desiderabili, utili e giuste. Ma non è che un governo - di destra o sinistra che sia - non le fa per cattiveria, ma semplicemente perché non ci sono le risorse necessarie. Viceversa, che problema ci sarebbe? Vivremmo tutti in un Paese migliore, no? E se c'è una maggioranza di governo che queste cose le sa ci pare sia proprio quella attuale che, con senso di responsabilità, ha già varato due leggi di bilancio molto più «strette» di quello che avrebbero voluto molte delle sue componenti. E ciò è avvenuto nonostante i tassi d'interesse alle stelle abbiano bruciato 13-14 miliardi in maggiori oneri finanziari sul debito; e i costi di bonus e superbonus abbiano ulteriormente ridotto i margini di manovra.

Sì, proprio quei bonus e superbonus che, tanto per cambiare, piacciono molto a sinistra.

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