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Il rischio di passare dalla padella alla brace

Il rischio di passare dalla padella alla brace

Giustizia anno zero. Nessuno si aspettava quello che sta accadendo e guadare il crollo in diretta fa una certa impressione. C'è un pezzo di Stato che sta andando in frantumi, come un vecchio palazzo malandato che viene giù, troppo grosso, mai restaurato e con crepe che gli stessi inquilini si ostinavano a non vedere. La magistratura sta crollando non per i colpi dei nemici esterni, ma per implosione, accartocciandosi su se stessa. Il sospetto è che all'origine della frana ci sia soprattutto il tradimento di un ruolo. Il potere giudiziario ha rinnegato la sua missione. Voleva essere altro, a volte in buona fede, molte per furore ideologico o per smisurata ambizione. Fatto sta che si è lasciata tentare dalla «politica», occupandone gli spazi, dividendosi in correnti, corteggiandola o ricattandola. I giudici volevano redimere i partiti e salvare l'anima della democrazia ma ne sono diventati solo lo specchio.

Si ricomincia a parlare di riforma della giustizia, con i due partiti di governo non del tutto allineati. I Cinque Stelle non hanno mai nascosto il sogno di «tutto il potere ai giudici», una rivoluzione morale con i magistrati come sacerdoti. Il rischio è che dalle macerie esca un mostro affamato non di giustizia, ma di giustizialismo. L'antidoto è invece ripartire dai diritti e dalle pene. Non è poco. In questi anni abbiamo cancellato la presunzione d'innocenza e poi perdonato.

La vita democratica è stata scandita dai tempi della giustizia, È ora che i magistrati, tornino a indossare la toga, senza colori.

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