Cronache

Tra le scuole a pezzi di Napoli Niente bagni e acqua dal tetto

Aule e palestre inagibili, aree interdette per danni da infiltrazioni d'acqua, alunni senza bagni per colonne di scarico ostruite. E il Comune di Napoli da mesi non interviene per la manutenzione. Questa la situazione disastrosa in cui si trovano diverse scuole napoletane.

Tra le scuole a pezzi di Napoli Niente bagni e acqua dal tetto

“La scuola fa tanto per questi ragazzi, qui facciamo progetti significativi. Ma poi c’è anche l’altro aspetto da considerare”. E l’altro aspetto non permette di raccontare nulla di buono: aule e palestre inagibili per infiltrazioni di acqua, bagni fuori uso per guasti alle colonne di scarico, pavimenti che si sollevano. Il preside Nino Marchesano guarda soddisfatto i suoi alunni dallo schermo del cellulare smartphone che stringe tra le mani, è entusiasta di come l’immagine della sua scuola sia venuta fuori da un dossier televisivo. Il suo sguardo cambia, si avvilisce, quando oggetto della discussione diventano i ‘contenitori’ in cui i ragazzi svolgono le attività didattiche: gli edifici scolastici. Lui, come molti altri presidi, deve scontrarsi ogni giorno con problemi strutturali importanti, che influiscono negativamente sulla vita scolastica dei ragazzi. Il Comune di Napoli è deputato alla manutenzione ordinaria e straordinaria, ma non interviene. E, per questo, ci sono scuole in cui da mesi gli allievi sono senza servizi igienici, senza aule, senza laboratori e palestre. In qualche caso sono costretti a fare la rotazione perché infiltrazioni di acqua rendono inagibili gli spazi dove dovrebbero fare lezione. Un anno nero per le scuole di primo grado napoletane.

In balia della corrente

I plessi del 70esimo istituto comprensivo di Napoli, il “Marino- Santa Rosa”, si trovano in uno dei quartieri più difficili di Napoli, a Ponticelli. Uno è immerso nel famigerato “Lotto O”, rione teatro di omicidi, spaccio di droga, aggressioni. “Macerie sociali”, le definisce il preside Nino Marchesano. Mentre parla nel suo ufficio, dietro di sé ha un distributore automatico distrutto, saccheggiato nella notte appena passata per rubare le monetine accumulate nella cassettiera. Sono tre i furti registrati durante l’anno e due le vandalizzazioni, in un edificio che non è dotato di un sistema di videosorveglianza, ma solo di un allarme. In qualche occasione Marchesano si è dovuto pure improvvisare ‘sceriffo’: rammenta quando di notte ha dovuto fare irruzione nell’istituto con i poliziotti per controllare se c’erano i ladri. “Io voglio fare il preside normale, che si occupa delle attività didattiche per la crescita e l’apprendimento dei ragazzi”, è il suo sfogo. Alzando lo sguardo sono evidenti le tracce che lascia un altro problema della scuola, quello delle infiltrazioni di acqua. Grosse macchie si allargano sul soffitto e lungo le pareti, facendo staccare pezzi di pittura e intonaco. La struttura, poi, rischia quotidianamente di restare senza corrente elettrica. Ci sono problemi con una cabina da febbraio scorso, dal giorno in cui la neve paralizzò Napoli. Da allora il preside deve premunirsi per evitare che si stacchi tutto. “Quando piove sopra la cabina elettrica quando si forma una piscina e l’acqua gocciola nella cabina”, aggiunge Marchesano. La pioggia inonda anche le aule: “Ogni volta si allagano - racconta la vicaria - Tutte le mattine, quando piove in inverno, i collaboratori scolastici per fare entrare i ragazzi in classe devono alzare l’acqua da terra e i banchi devono essere spostati dalle finestre”.

Se una scuola viene abbandonata

La situazione è ancora più disastrosa nel plesso “Lotto G”, situato a pochi chilometri di distanza. Cinque sono le classi, sulle trenta che ne potrebbe ospitare: tre di scuola primaria e due dell’infanzia. Solo cinque, quindi, le aule utilizzate, le altre sono vuote. Non ci sono alunni. Il preside attribuisce il flop delle iscrizioni al calo delle nascite a al fatto che il vicino Rione De Gasperi a breve sarà smantellato e i genitori hanno provveduto ad iscrivere i bambini in altre scuole. Ma negli anni passati la situazione non era diversa: “Sono sette anni che dirigo questa scuola e in questo plesso ‘Lotto G’ siamo arrivati al massimo a tre classi della scuola dell’infanzia e a cinque delle elementari, quindi a un massimo di otto - riferisce il Marchesano - Abbiamo fatto tutto il possibile: messo un laboratorio multimediale, con i computer nuovi comprati grazie ai Por fesr dell’Unione Europea, abbiamo messo le lim in ogni aula. Ma le classi sono rimaste sempre le stesse. Insomma, l’edificio è sovradimensionato”. Di lim ne è rimasta installata solo una, in una delle tre aule occupate dagli scolari della primaria. La sala della mensa per è bambini dell’infanzia è chiusa per metà, per problemi con i pavimenti: si sono alzati, come anche in altre parti dell’edificio. Per questo motivo ampi spazi della struttura risultano interdetti. In qualche punto ci sono rattoppi, in altri recinzioni colorate a delimitarne il passaggio. Poi ci sono spazi diventati inaccessibili per i danni determinati dalle infiltrazioni di acqua. Come la palestra e tutta l’area da cui vi si accede: i bambini non possono usarla, è inagibile da 10 anni. “Questa scuola era bellissima, uno spettacolo – commenta rammaricato Ciro, un collaboratore scolastico. – qua non c’è mai nessuna manutenzione del Comune ed è andata in rovina. La scuola è stata aperta nell’89-90”. Una parziale impermeabilizzazione dell’edificio è stata realizzata, due anni fa, secondo quanto racconta il preside. L’ala non impermeabilizzata oggi è deserta, abbandonata, spettrale. Ci sono aule vuote con pareti sfogliate e ammuffite. In qualcuna ci piove dentro. Fino a qualche anno i bambini ci facevano lezione. “Poi non c’è stata impermeabilizzazione e quindi si sono ridotte così”, sbotta Marchesano. Dove, invece, l’impermeabilizzazione è stata effettuata, c’è comunque uno spazio che risulta inaccessibile, perché non si interviene per renderlo fruibile: “Con il rifacimento dell’intonaco, una tinteggiatura, il problema sarebbe risolto, perché non ci piove più dentro. Ma mancano i soldi”, dichiara il dirigente scolastico. “All’epoca – spiega - avemmo un finanziamento dall’ex Cipe, che mi consentì di fare due tipi di intervento, di impermeabilizzazione, uno al plesso centrale e un altro al lotto G. Alla centrale siamo riusciti a fare tutto, al lotto G solo una parte”.

Alunni senza bagni

Nel plesso centrale, nel Nuovo Rione Santa Rosa di Ponticelli, i luoghi versano in uno stato meno catastrofico. Le classi nell’istituto sono 23 e i bagni rappresentano l’unico punto debole. A causa di una perdita rilevata nel bagno di servizio della segreteria, gli alunni da tre mesi non possono accedere alla stanza che si trova al piano di sotto, quella dove smanettavano con dispositivi tecnologici all’avanguardia che, per tale ragione, non riusciranno a utilizzare fino a quando non si provvederà a riparare il guasto che rende lo spazio inagibile. Inoltre, alcuni bambini della scuola primaria, a causa di una rottura della colonna fecale dei servizi igienici a loro riservati sono costretti a scendere dal secondo e dal primo piano (dove sono collocate le aule) nei bagni del salone polifunzionale al pianterreno, in un’ala diversa dell’edificio. Due anni fa già c’era stato il problema e all’epoca alcuni genitori, imbestialisti, alzarono le mani sul preside.

Quando i disagi rendono presidi e personale scolastico vittime di aggressioni

I problemi strutturali, infatti, espongono anche il personale scolastico al rischio di aggressioni da parte di genitori inferociti. L’ultimo episodio violento si è verificato recentemente, quando alcuni genitori, in protesta per il guasto alla cabina elettrica al plesso “lotto O”, inveirono contro il preside Marchesano. Perché, se qualcosa non funziona, è con dirigenti e insegnanti che se la prendono, sono loro che sul territorio rappresentano la scuola. “Ed è difficile – dichiara Marchesano - fargli capire che noi possiamo intervenire sui fenomeni della dispersione scolastica, del bullismo con dei progetti molto attivi che abbiamo in essere, ma non possiamo intervenire su fattori di manutenzione ordinaria e straordinaria, tipo le infiltrazioni di acqua, le rotture dei bagni, delle colonne fecali, etc”. Questioni, queste, di cui si dovrebbe occupare il Comune di Napoli, che ne è competente per le scuole pubbliche di primo grado. “Due anni fa – rievoca il dirigente scolastico - nella sede centrale, una verticale di un bagno non andava bene. I bambini di scuola primaria, dal secondo piano ogni mattina erano costretti a fare due piani di scale per andare in un altro bagno. A un certo punto un bambino scivolò, cadde e si fece male, e i genitori cominciano a inveire contro di me. Gli spiegai come funzionano queste cose, loro non ne vollero sapere e mi misero le mani addosso. Adesso, lì, la situazione non è cambiata, perché gli interventi che fanno, credo per questione economiche, sono di rappezzo, marginali, non sono risolutivi del problema. Questo crea un clima di sfiducia, di malessere, e la scuola viene vista come posto ostile”. “La prima educazione alla legalità passa attraverso una scuola sicura, Tutti dicono che la scuola è fondamentale per il processo di crescita e di autonomia dei ragazzi, ma si investe poco. Ci rendiamo conto anche conto delle difficoltà economiche che ci sono in giro. Occorrerebbe quasi un piano Marshall per risolvere i problemi delle scuole in Italia, investimenti massicci per fare scuole belle”, commenta Marchesano. “La scuola – dice - è l’unica istituzione presente in un quartiere del genere, è un punto di riferimento, e proprio per questo andrebbe valorizzato con altre risorse esterne all’istituzione scolastica”. E il quartiere in cui si inserisce è tra quelli in cui, insieme agli altri situati a est di Napoli, si è registrato un aumento della dispersione scolastica.

Bambini senza laboratori a causa dei danni causati dalle infiltrazioni di acqua

Nella stessa parte della periferia napoletana, nel quartiere di Barra, di problematiche ne presenta anche il circolo didattico “Madre Claudia Russo” dove, per infiltrazioni di acqua piovana, la dirigente scolastica, Rosa Seccia, ha dovuto inibire l’accesso ad alcune aule, ad alcuni bagni, alla palestra e alla sala teatro. Sono chiusi da un paio di mesi. Il Comune di Napoli ne è stato messo subito al corrente. “Siamo in attesa che questi problemi vengano risolti e nel frattempo abbiamo ovviato con delle misure organizzative interne, spostando i gruppi classe, riducendo il numero degli spazi a disposizione. Abbiamo utilizzato alcuni spazi liberi che avevamo a disposizione”. Dei provvedimenti necessari, ma non senza conseguenze. I bambini della scuola dell’infanzia, per esempio, sono stati privati dei laboratori, dove hanno trovato spazio tre classi della scuola primaria rimaste senza aula. Il fatto che non si sia ancora rimediato a problemi strutturali in essere da mesi comporta, inoltre, che i bambini non possono fare attività fisica perché la palestra continua ad essere chiusa per l’assenza di interventi di manutenzione. Inoltre non possono usufruire della sala teatro, “che – spiega la dirigente scolastica – generalmente utilizziamo come un’aula polifunzionale, i bambini la utilizzano anche come una grande sala per attività curriculari ed extracurriculari”. “Di problemi, specialmente di infiltrazioni meteoriche, si hanno regolarmente quasi tutti gli anni, però – afferma la preside Seccia - ci sono anni in cui per fortuna vengono risolti abbastanza velocemente e altri anni, come questo, in cui siamo ancora in attesa”.

Alunni costretti alla rotazione

Delle aule sono state chiuse anche nel plesso Borrelli dell’istituto comprensivo “Imbriani – De’ Liguori”. Risultano inagibili per infiltrazioni di acqua. E i bambini sono costretti a fare la rotazione. “Il problema non è stato ancora risolto, nonostante sia stato segnalato al Comune di Napoli, che più volte è stato sollecitato”, sbotta un’insegnante che incontriamo nell’edificio. Con la preside purtroppo non siamo riusciti a parlare. La scuola è ubicata a qualche centinaio di metri da Porta Capuana, nel cuore di Napoli, e poco più avanti si trova la sede centrale dell’istituto comprensivo “Bovio-Colletta”, dove la dirigente scolastica, Anna Rita Quagliarella, da inizio anno è alle prese con guasti che rendono impraticabili i servizi igienici. Il problema è stato risolto nei plessi “Bovio” e “Capasso”, perdura invece alla scuola media “Colletta”, in corso Garibaldi, dove da gennaio le alunne devono utilizzare la toilette dei professori. Se fino a marzo scorso risultava ostruita una sola colonna fecale, “ad oggi – ha rivelato la preside - la situazione è peggiorata. Nel frattempo è sopraggiunto un altro guasto. Dovrebbe interessare un’altra colonna fecale e siamo in attesa dei tecnici e degli operai del Comune che possano e vogliano intervenire”. “È una situazione piuttosto difficile da gestire - afferma esausta -. È impossibile pensare di non avere manutenzione ordinaria. Secondo me viene sottovalutata: viene ridotta semplicemente a quei piccoli interventi di sostituzione di un galleggiante o di un rubinetto, che sono cose che ordinariamente ormai le scuole fanno in autonomia nella maggior parte dei casi, anche autotassandosi o provvedendo dal finanziamento a far acquistare il pezzo e facendolo sostituire da un dipendente capace di farlo. Ma la manutenzione ordinaria non è solo questo, vi rientrano anche i rappezzi delle guaine impermeabilizzanti del solaio di copertura. Nel momento in cui non ci sono rappezzi poi si creano danni molto maggiori, che sfociano dopo nella manutenzione straordinaria. Così si compromettono seriamente la sicurezza e l’abitabilità delle scuole”. Poi evidenzia: “Nel prossimo bilancio comunale, per la manutenzione ordinaria nelle scuole è stata messa una cifra praticamente pari allo zero. E comunque non è stata ritenuta prioritaria rispetto alla mensa scolastica o ai libri di testo”. “La disostruzione della colonna fecale rientra negli interventi di manutenzione ordinaria, e una scuola non può stare per mesi con i bagni chiusi, senza sapere se e quando si farà un intervento. Io sono molto perplessa”, commenta amareggiata. “In 25 anni di servizio in questa scuola, non mi sono mai trovata in una situazione così critica. Se si va davanti ai magistrati troppo spesso i presidi vengono incolpati e anche condannati, quando noi siamo in un cul de sac, perché non possiamo chiudere la scuola, che per legge la chiudono o il prefetto o il sindaco. Quindi io potrei solo valutare di sospendere le lezioni, ma per pochissimi giorni, e trovare una soluzione alternativa, che può essere solo il doppio turno in un’altra scuola della zona, con tutto quello che ne consegue. Come si può pensare di portare avanti il discorso della legalità se poi si tengono i ragazzi in condizioni di questo genere?”.

E qualcuno dovrà pure farsi carico di questa situazione, perché a rimetterci sono soprattutto loro, i ragazzi.

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