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Se la Merkel ha fatto salvare a me le banche

Col mio mini-conto ho aiutato la principale banca tedesca a versare il contributo obbligatorio per il Fondo bancario

Se la Merkel ha fatto salvare a me le banche

Caro Direttore,

qualche giorno fa scopro che io, titolare di un banale conto corrente a zero spese, devo aiutare la banca della Merkel a salvare le banche italiane. A mia insaputa (o quasi). Tutto inizia con una lettera da parte di Deutsche Bank, che mi «propone» senza ovviamente che io possa oppormi di contribuire al Fondo di risoluzione unico. Quello con cui il sistema bancario ha provveduto alla fine del 2015 a salvare Banca Etruria e altre tre banche finite in crisi, evitandone il bail-in.

Fondo apprendo dalla missiva a cui tutte le banche che operano in Italia devono contribuire obbligatoriamente. Da Deutsche Bank lo ammettono candidamente: si tratta di «obblighi normativi non prevedibili al momento della stipula del contratto» e che comportano quindi maggiori spese di gestione per il mio conto corrente.

Mi spiegano infatti che la mia banca ha dovuto versare oltre 11 milioni di euro «di soli contributi ordinari» a cui si aggiungono oltre 13 milioni di contributi straordinari per mantenere il sistema bancario italiano La solidarietà è importante. Vorrete mica che i piccoli correntisti non partecipino almeno in parte?

Due pagine fitte fitte di termini in «burocratese» e francamente incomprensibili a meno di una lettura più che attenta in cui Deutsche Bank si trincera dietro una «proposta di modifica unilaterale di alcune condizioni economiche del contratto». In altre parole, la banca ha deciso (anzi «mi propone») di cambiare le condizioni economiche del mio conto.

Peccato che in tutta la lettera non ci sia una riga su quanto incida sul mio portafogli questa modifica del contratto. «In questo contesto, e coerentemente alla natura transitoria degli accantonamenti per la costituzione del Fondo sopra citato, la Banca propone le seguenti variazioni, che si aggiungono alle competenze trimestrali, conteggiate interamente nel secondo trimestre 2017, come da apposito riquadro riepilogativo in calce alla presente comunicazione», mi scrivono pomposamente i manager di Deutsche Bank spa, assicurandomi però che «successivamente alla data di decorrenza indicata nel riquadro riepilogativo in calce, le condizioni del Suo conto corrente torneranno ad essere quelle previgenti».

Insomma, per sapere quanto e come pagare devo guardare il famigerato «riquadro riepilogativo in calce». Che mi addebita al 30 giugno 2017 esattamente 24,32 euro per una «maggiorazione una tantum» di «spese annue per conteggio interessi e competenze».

Finalmente capisco cosa voleva dirmi la mia banca, così solerte da inviarmi una comunicazione cartacea, invece di preferire l'invio di tutti i documenti online come da me richiesto (anche per evitare l'addebito di ogni busta ricevuta): quest'anno e solo quest'anno, assicurano il mio conto corrente a zero spese costerà quasi 25 euro.

L'unico modo per evitare questa sorta di contributo volontario, ma obbligatorio? Chiudere il conto entro giugno e cambiare banca.

Nella speranza che non decida anche l'altra di imporre ai suoi correntisti la solidarietà.

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