Sgarbi quotidiani

Se son peonie sfioriranno

Se son peonie sfioriranno

Tra le cose più comiche e anche più tristi di queste frenetiche ore di accordi e apparentamenti, non c'è solo l'asservimento di ciò che resta dei radicali all'astuzia di Tabacci e alla ragion di Stato di Renzi, ma la perversa fantasia grafica che ispira simboli e simboletti di partiti e partitini.

Certo brutto «+Europa», indecifrabile «Noi PER l'Italia» (voi chi?), patetico «Insieme», con il ramo d'ulivo e tre patacchini socialisti-verdi-civici (e già mi immagino chi voterà una lista tenuta insieme da un avverbio; non da un sostantivo, e dunque senza sostanza!).

Ma insuperabile è il simbolo della sconosciuta ministra della salute Lorenzin (nome tronco, pensiero tronco) che ha messo insieme un accrocchio improbabile, di insolente bruttezza, uscito da un libro di botanica, per sostituire una margherita contestata con una peonia disegnata da un bambino più deficiente che innocente. È la stessa ministra a definirla «un fiore petaloso». Sotto, 5 sigle: l'infetta «Alternativa popolare», l'effimera «Italia è popolare», l'«Unione per il Trentino» (che indica i vasti confini dell'impresa), i «Centristi per l'Europa» (inesistenti) e infine l'«Italia dei valori», il glorioso partito di Di Pietro.

Provo quasi affetto per lui, e mi spiace che, da combattente e da uomo idealmente di sinistra, si trovi mortificato con relitti democristiani, alfaniani, e una transfuga di Forza Italia.

Una triste fine per il nemico giurato di Berlusconi, che si ritrova berlusconiano postumo sotto ingannevoli bandiere.

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