Cronache

Sea Watch, la capitana insiste: "Pronta a forzare il blocco"

La sfida di Carola Rackete all'Italia: "A costo di perdere la nave, faccio sbarcare questi migranti a Lampedusa"

Sea Watch, la capitana insiste: "Pronta a forzare il blocco"

"Io voglio entrare. Entro nelle acque italiane e li porto in salvo a Lampedusa". Carola Rackete, 31enne "capitana" della Sea Watch 3, non si fa fermare dal divieto di attracco sul territorio italiano ed è pronta a forzare il blocco.

"Sto aspettando cosa dirà la Corte europea dei diritti dell'uomo. Poi non avrò altra scelta che sbarcarli lì", ha detto a Repubblica, sostenendo di essere pienamente consapevole del fatto che sarà accusata di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. "Ma io sono responsabile delle 42 persone che ho recuperato in mare e che non ce la fanno più", insiste, "Quanti altri soprusi devono sopportare? La loro vita viene prima di qualsiasi gioco politico o incriminazione. Non bisognava arrivare a questo punto".

Da 13 giorni la nave olandese della Ong tedesca è ferma davanti alle coste italiane. "I migranti sono disperati", dice la Rackete, "Qualcuno minaccia lo sciopero della fame, altri dicono di volersi buttare in mare o tagliarsi la pelle. Non ce la fanno più, si sentono in prigione. L'Italia mi costringe a tenerli ammassati sul ponte, con appena tre metri quadrati di spazio a testa". A bordo ci sono anche tre ragazzini di 11, 16 e 17 anni.

"Siamo stanchi, siamo esausti. Fateci scendere", chiede uno dei naufraghi in un video pubblicato da Forum Lampedusa Solidale, "Immaginate come deve sentirsi una persona che è scappata dalle carceri libiche e che ora si trova sui, costretta in uno spazio angusto, seduta o sdraiata senza potersi muovere. Inevitabilmente rischia di sentirsi male Non ce la facciamo più, la barca è piccola e non possiamo muoverci. Non c'è spazio. L'Italia non ci autorizza a sbarcare, chiediamo il vostro aiuto, chiediamo l'aiuto delle persone a terra. Pensateci perché qui non è facile".

Oltre all'Italia, anche Malta ha negato l'autorizzazione a sbarcare. E, nonostante la lettera di Matteo Salvini, nemmeno l'Olanda sembra voler in qualche modo collaborare alla soluzione della vicenda. Resta l'ipotesi Tunisia, ma la Rackete non vuol cedere: "Non ha una normativa che tuteli i rifugiati", spiega. La "capitana", del resto, aveva rifiutato anche di portare i naufraghi salvati a Tripoli, nonostante fosse stato indicato proprio quel porto come approdo.

"Per quanto mi riguarda la Sea Watch in Italia non ci arriva, può stare li fino a Natale e Capodanno", ribatte però Matteo Salvini, "Sono passati 13 giorni, se avessero voluto sarebbero già arrivati in Olanda. È una presa di posizione politica, è una provocazione. La Sea watch è una nave olandese di proprietà di una ong tedesca, il problema quindi non è nostro, ma decidano tra Amsterdam e Berlino. Aspetto con serenità la sentenza della corte di Strasburgo. Qualunque cosa ci dirà Strasburgo noi andremo avanti. Può anche arrivare la regina di Svezia, a me non interessa: questa è una nave illegale, una nave pirata, nave abusiva.

L'atteggiamento dell'Olanda è curioso, perchè da un lato ci danno ragione dall'altro dicono che non è un problema loro".

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