Cronache

Sea Watch naviga verso la Libia: "Torniamo a soccorrere i migranti"

La Sea Watch annuncia ripresa operazioni in mare: lascia il porto di Marsiglia e naviga verso la Libia. La sfida a Salvini

Sea Watch naviga verso la Libia: "Torniamo a soccorrere i migranti"

La Sea Watch 3 è di nuovo in mare. "Dopo il blocco pretestuoso dell'Olanda - ha annunciato su Twitter la ong fondata a Berlino a fine del 2014 da Harald Höppner - l'imbarcazione ha lasciato da poco il porto di Marsiglia e naviga verso l'area Sar per tornare alla sua missione di soccorso nel Mediterraneo centrale". Si riapre un nuovo potenziale fronte di scontro nel Mediterraneo. Dopo il blitz della Mare Jonio, la nave armata dai centri sociali italiani, il ministro dell'Interno Matteo Salvini dovrà, infatti, fare i conti con un'altra organizzazione non governativa pronta a infrangere la direttiva sulla chiusura dei porti.

Nei giorni scorsi l'ong tedesca aveva già annunciato che avrebbe rimesso in mare quanto prima la Sea Watch 3. Vantandosi di aver "vinto in tribunale all'Aja", dal momento che è stato deciso che "il codice olandese che ha introdotto nuove norme di sicurezza a bordo delle navi, che ha costretto la Sea Watch 3 in porto per un mese, non può essere attuato senza un periodo di transizione", sono immediatamente passati dalle parole ai fatti. "Al momento un (migrante) su dieci muore cercando di scappare attraverso il Mediterraneo. Questo ricade anche nella responsabilità del governo olandese, che ha illegamente bloccato i soccorsi il mese scorso", ha denunciato annuciando che l'imbarcazione avrebbe fatto rotta verso la zona Sar "per impedire ulteriori morti". Una presa di posizione che arriva nel giorno in cui sono stati recuperati dalle autorità tunisine tre corpi delle vittime del naufragio avvenuto a 40 chilometri da Sfax. I dati del Viminale, tuttavia, sbugiardano il teorema dell'ong tedesca. Dal primo gennaio a oggi sono infatti sbarcate un migliaio di persone contro le quasi 10mila dello stesso periodo di un anno fa. Non solo. Nel 2019 è stato recuperato un cadavere e sono stati contati dall'Unhcr 402 dispersi contro i 23 morti accertati del 2018, anno in cui la stima di decessi e dispersi ha toccato quota 2.277. "Nel 2016, quando al governo c'era in centrosinistra - fanno poi notare dal ministero dell'Interno - ci furono 390 morti accertati e 5.096 dispersi". I numeri non solo dimostrano che la cura Salvini ha pressoché azzerato gli sbarchi, ma ha anche drastimanente ridotto le vittime dei naufragi.

Negli ultimi giorni sono diverse le ong che stanno tornando nel Mediterraneo per sfidare le operazioni di soccorso della Marina libica. Oltre alla Mare Jonio dell'italiana Mediterranea Saving Humans, c'è infatti anche Open Arms. Ma per Medici Senza Frontiere (Msf Sea) non è abbastanza: "C'è ancora molta strada da fare per assicurare che la lacuna nella ricerca e salvataggio nel Mediterraneo Centrale sia colmata e che i sopravvissuti siano portati in porti sicuri in conformità con la legge internazionale". E, in vista dell'arrivo dell'estate, con l'aumentare delle partenze, i buonisti di professioni sono già pronti a muoversi per andare a recuperare i clandestini anche davanti alle coste libiche. Ma

html" data-ga4-click-event-target="internal">in mattinata Salvini è già stato chiaro: "Se qualcuno rimpiange i porti aperti che portavano in Italia più clandestini e facevano morire in mare più persone, sappia che avrà nel sottoscritto un avversario irriducibile".

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