Cronache

"Sono un gay e prete cattolico". E il vescovo "approva" il coming out

Padre Gregory Greiten, sacerdote nel Wisconsin, ha confessato ai parrocchiani di essere gay. Il vescovo: "Compassione e comprensione"

"Sono un gay e prete cattolico". E il vescovo "approva" il coming out

"I preti della chiesa cattolica romana e del mondo dovrebbero incoraggiare a rompere il muro del silenzio e dire la verità sulla propria identità sessuale. Mi impegnerò a non vivere la mia vita nell’ombra del segreto. Prometto di essere autenticamente me stesso. Abbraccerò la persona che Dio ha creato in me". Una vicenda di omosessualità e religione (cattolica) investe la Chiesa negli Stati Uniti. Padre Gregory Greiten, sacerdote nel Wisconsin, alla matura età di 52 anni ha fatto coming out. E ha dichiarato di essere un parroco gay.

Il prete non ha alcuna intenzione di abbandonare la sua vocazione. Anzi. Dopo aver meditato a lungo, ha deciso di presentarsi di fronte ai parrocchiani e di spiegare di essere "un gay e un prete cattolico". Il tema è spinoso. La Chiesa non esclude le persone omosessuali dalla comunità cristiana, ma le tratta con "comprensione e compassione". Ed è usando proprio queste parole che l'arcivescovo di Milwaukee, Jerome Listecki, ha "approvato", seppur tiepidamente, la decisione del parroco di esprimere in pubblico la sua omosessualità. "Come insegna la Chiesa – ha detto il vescovo - chi ha un’attrazione per persone dello stesso sesso deve essere trattato con comprensione e compassione. Come preti che hanno fatto una promessa al celibato, sappiamo che ogni settimana ci sono persone nei nostri banchi che lottano con la questione dell'omosessualità”.

Il caso sembra seguire quello di Krzysztof Charamsa, il teologo e ufficiale della Congregazione per la dottrina della fede in Vaticano che alla vigilia del Sinodo sulla Famiglia del 2015 fece coming out con una intervista al Corriere. “Fin dai giorni del seminario negli anni 80, mi è stato insegnato che l'omosessualità è qualcosa di disordinato, indicibile, qualcosa da punire - ha detto il parroco statunitense - Durante il mio ultimo anno, un frate condusse un'indagine per cercare di identificare e punire gli studenti sessualmente attivi. Dopo essere stato interrogato, mi è stato detto direttamente che se fossi stato sorpreso a parlare di questo con altri, sarei stato congedato immediatamente dalla scuola".

Quella che il prete denuncia è la "cultura della vergogna e della segretezza" che sarebbe stata portata avanti in seminario. Un approccio in qualche modo condannato anche da Papa Francesco che un anno aveva spiegato così la sua posizione sul rapporto tra la Chiesa e l'omosessualità. "Le persone si devono accompagnare come le accompagna Gesù - disse il Pontefice - Quando una persona con questa condizione è davanti a Gesù, Gesù non la manda via perché è omosessuale".

Poi dopo anni di studi, padre Gregory ha deciso di riflettere sulla sua sessualità. Ed ha capito che stava "reprimendo i miei sentimenti nel tentativo di vivere una vita da uomo eterosessuale". "Così è stato fino all'età di 24 anni, quando durante un viaggio di cinque ore per rientrare in seminario - ha detto - la verità ha sfondato la menzogna. E alla fine ho ammesso a me stesso, ‘Io sono gay!’. Stavo percorrendo una strada cercando di evitare di uscire dalla corsia, ripetendo a me stesso ancora e ancora: ‘Sono gay!’.

Anni di vergogna accumulata si sono riversati fuori mentre le lacrime scorrevano sulle mie guance”.

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