Cronache

Soros parla a Trento, ma la piazza della città è vuota

George Soros è intervenuto durante il festival dell'economia di Trento. La piazza principale della città non è sembrata molto interessata. Pochi cittadini hanno scelto di ascoltare le parole del magnate attraverso il maxischermo posizionato sotto il celebre Duomo. La fotografia che spiega la "narrativa populista"

Soros parla a Trento, ma la piazza della città è vuota

Il magnate George Soros ha parlato ieri durante la kermesse trentina sull'economia. Un partecipazione inaspettata, cui sono seguite le polemiche sui presunti rapporti tra la Russia di Vladimir Putin e la Lega di Matteo Salvini. "Di quale Europa abbiamo bisogno" si sono chiesti i relatori.

L'evento si è tenuto nel Teatro Sociale di Trento, ma a parte le persone che hanno scelto di recarsi nel luogo indicato, l'intervento dell'attivista ungherese naturalizzato americano non sembra aver riscosso troppo successo. La foto pubblicata sul pagina social di Giuliano Guzzo, sociologo e scrittore trentino, mostra una piazza del Duomo deserta, un maxischermo posizionato dinanzi alla fontana e qualche sparuto spettatore, in lontananza, intento nell'ascoltare il discorso del fondatore della Open Society Foundations.

"Sono molto preoccupato - ha dichiarato Soros - per l'influenza della Russia sull'Europa in generale e sul nuovo governo italiano - tuona - non so se Salvini è stato finanziato da Mosca, ma l'opinione pubblica avrebbe il diritto di sapere". La replica del neoministro dell'Interno non è tardata ad arrivare:"Non ho mai ricevuto una lira, un euro o un rublo dalla Russia, ritengo Putin uno degli uomini di Stato migliori e mi vergogno del fatto che in Italia venga invitato a parlare uno speculatore senza scrupoli come Soros", ha risposto Matteo Salvini.

Lo scenario trentino mostrato dalla fotografia rispetta la cosiddetta "narrativa populista": gli ideologi e gli attivisti neoliberal, sostengono i sovranisti, sono ormai slegati dalla realtà e parlano tra di loro, all'interno di spazi intellettuali occupati dall'establishment, senza che l'opinione pubblica se ne interessi più di tanto. Il "sentimento comune" del popolo guarderebbe da tutt'altra parte.

Ha scritto Cristopher Lasch nel suo "La rivolta delle élite - il tradimento della democrazia": "la loro lealtà – se il termine non è anacronistico in questo contesto – è di tipo internazionale, più che regionale, nazionale o locale. I loro esponenti hanno molte più cose in comune con le loro controparti di Bruxelles o di Hong Kong che con le masse di americani non ancora allacciati alla rete della comunicazione globale". Sostituendo "americani" con "trentini" si potrebbe ottenere una buona didascalia della fotografia in questione.

Il filantropo si è soffermato sulle possibili conseguenze derivanti dall'azone della presidenza del Tycoon:"Credo Trump sia una minaccia per l'America e il mondo perché non conosce e non capisce i principi dell'economia", ha sottolineato. E ancora:"Trump sta facendo molto di più perché sta distruggendo un sistema. Il fatto che lui non capisca i principi basilari e si sia liberato dei consulenti che gli avrebbero impedito terribili errori e il fatto che abbia solo consulenti compiacenti rappresenta una situazione pericolosa. Sta facendo un sacco di danni agli Stati Uniti e al resto del mondo ed effettivamente l'Europa sarà la principale vittima di questi tentativi". Come i lettori ricorderanno, George Soros è stato uno dei sostenitori di Hillary Clinton.

Argomentazioni che sembrerebbero aver lasciato i frequentatori della piazza di Trento del tutto indifferenti.

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