Cronache

Spararono al nuotatore Bortuzzo, condannati a 16 anni

Condannati a 16 anni di carcere Lorenzo Marinelli e Daniel Bazzano, che il 2 febbraio scorso spararono tre colpi di pistola ferendo gravemente il nuotatore Manuel Bortuzzo, rimasto paralizzato

Spararono al nuotatore Bortuzzo, condannati a 16 anni

Il gup di Roma ha pronunciato la sentenza nei confronti di Lorenzo Marinelli e Daniel Bazzano, i due che aggredirono il nuotatore Manuel Bortuzzo, causandone la paralisi permanente. La condanna è di sedici anni di carcere. Riconosciuta la premeditazione ma non l'aggravante degli abietti e futili motivi. La Procura aveva chiesto, per entrambi, venti anni. I due aggressori, rei confessi, avevano scelto di essere processati con il rito abbreviato, che in caso di condanna prevede lo sconto di un terzo della pena.

La vicenda

Notte tra il 2 e il 3 febbraio 2019, quartiere Axa di Roma. In bar c'è una rissa, tanto che sul posto interviene la polizia. Manuel si trova fuori dal locale e con la fidanzata sta decidendo dove trascorrere la serata. I due si fermano in una tabaccheria in Via Menandro, a due passi dal locale, quando Marinelli e Bazzano passano in scooter: il primo spara più colpi in direzione del ragazzo che è girato di spalle. Un proiettile lo colpisce al petto, trapassa il polmone e danneggia la vertebra. La lesione al midollo non gli permetterà più di camminare. I due aggressori si danno alla fuga e vengono fermati dopo qualche giorno, il 6 febbraio. Marinelli confessa di aver sparato e dice che poco prima era stato picchiato e minacciato da una persona, nel locale, che aveva scambiato per Manuel. I due vengono processati con l'accusa di tentato duplice omicidio premeditato e aggravato. Al momento dell'aggressione Bortuzzo era in compagnia della fidanzata, fortunatamente rimasta illesa.

Bortuzzo: "La sentenza non mi ridà le gambe"

La prima reazione di Manuel è questa: "La sentenza non cambia le cose: non mi restituirà certamente le gambe. In questo momento - spiega - penso esclusivamente a riprendermi, consapevole che la giustizia debba fare il suo corso. Non mi importa sapere se chi mi ha fatto del male sia punito con 16 o 20 anni di prigione. Nessuna sentenza mi può fare ritornare come prima. So di dovermi confrontare con una realtà diversa, che sto affrontando con positività e determinazione. Il mio sogno è tornare a camminare; mi sto impegnando ogni giorno per realizzarlo e gli insegnamenti dello sport mi stanno aiutano in questa nuova dimensione.

Il destino non si può cambiare, ma posso indirizzare la mia realtà: non posso fare quello di prima? Farò altre 100mila cose con impegno e sempre col sorriso".

Commenti