Periferie d'Italia

Dalle "stese" ai turisti la rinascita del Rione Sanità

Un quartiere centrale di Napoli considerato per anni una periferia difficile. Ma che ha trovato la chiave per scrollarsi di dosso gli stereotipi e rinascere

Dalle "stese" ai turisti la rinascita del Rione Sanità

La frutta e le verdure appaiono in tutto il loro splendore. Sono riposte con cura su un bancone nel portone di un antico palazzo aristocratico decaduto. Il mercato del Borgo Vergini è pieno di piacevoli soprese e racconta meglio di ogni altro luogo le tante contraddizioni del centro di Napoli. La via è la quinta teatrale che apre alle porte di uno stretto dirupo che si incunea tra le ripide colline di Materdei e Capodimonte. Il canyon ha una densità abitativa tra le più alte della città e nasconde non pochi segreti.

La storia del quartiere

Il quartiere pur essendo molto centrale è stato considerato per anni alla stregua di una periferia difficile. Nacque su quella che era un tempo l’area cimiteriale della città greca e romana. Il suo sottosuolo è pieno di importantissime catacombe e cave di tufo che hanno dato vita a culti misterici di ogni tipo.

Il Rione Sanità è da sempre un luogo in cui, secondo la credenza popolare, i vivi comunicano con i morti. Qui è nato il culto delle anime “pezzentelle” che è uno dei fenomeni più importanti della cultura popolare napoletana. Il quartiere fu costruito alla fine del sedicesimo secolo e non era affatto un’area popolare, ma aristocratica. La famiglia reale era obbligata a passare nella stretta valle nei suoi spostamenti tra Palazzo Reale, nell’odierna piazza del Plebiscito e la Reggia di Capodimonte. I nobili gareggiarono quindi per costruire i palazzi barocchi più stupefacenti nel Rione. Qui si possono vedere le scalinate dei palazzi barocchi più teatrali di tutta Napoli e forse d’Italia. Quando il governo napoleonico di Gioacchino Murat fece costruire il ponte che permette di non dover più scendere nella stretta e scoscesa valle, la Sanità decadde e divenne per molto tempo uno dei quartieri più isolati della città. I palazzi nobiliari si trasformarono in case popolari e i pittoreschi banconi dei mercati si insediarono nei loro giganteschi portoni.

Le “stese”

Il Rione è stato per anni un quartiere con molte problematiche. Ancora recentemente vi sono state parecchie “stese”, sparatorie contro negozi o verso il cielo fatte da ragazzini che girano con il motorino. Un vecchio metodo che la Camorra usa per terrorizzare e convincere gli abitanti che sono loro i veri padroni del quartiere.

Un metodo purtroppo ancora molto attuale, ma che evidenzia un certo nervosismo della criminalità organizzata che sembra temere il fatto che la Sanità stia vivendo un’autentica rinascita.

La rinascita

Il segreto della svolta è stato il patrimonio artistico del Rione. Catacombe e palazzi aristocratici sono stati riaperti da cooperative di ragazzi del quartiere finanziate da fondazioni, importanti multinazionali e associazioni del terzo settore. Un caso quasi unico in cui il settore privato è intervenuto con successo per riappropriarsi di spazi tenuti in ostaggio dalla criminalità.

Oggi la Sanità è uno dei quartieri più visitati di Napoli e i turisti di tutto il mondo camminano in quello che fino a pochi anni fa era un quartiere in cui la gente di Posillipo o del Vomero non entrava.

Esistono anche due importanti realtà per i più giovani, la Casa dei Cristallini e il Centro Diurno l’Altra Casa, che sono entrambi luoghi in cui si tengono tantissime attività per togliere dalla strada i bambini.

Il teatro, il cinema e l’arte contemporanea

Il Rione quest’anno festeggia poi il cinquantennio della morte di Totò che qui nacque e che restò sempre legatissimo alla Sanità. Totò si ispirò ai volti di questo quartiere per i suoi mille personaggi e la gente di qui non lo ha mai dimenticato.

Il grande attore ebbe ben tre funerali, uno a Roma nella chiesa di Sant’Eugenio, in viale delle Belle Arti e due a Napoli. Il primo alla chiesa del Carmine, il secondo nella Chiesa di Santa Maria della Sanità. Quest’ultimo venne organizzato con una bara vuota da un “guappo” del quartiere Luigi Campoluongo. Nel Rione è nato anche il regista Pasquale Squitieri, morto a febbraio di quest’anno. Anche lui è rimasto legatissimo al quartiere tanto che dopo i funerali romani la salma è stata portata nella chiesa Santa Maria dei Vergini nel Rione Sanità per una benedizione.

Tra i vicoli, in mezzo alle edicole votive con le foto dei parenti morti, ai palazzi nobiliari e quelli popolari, alle scale che risalgono i dirupi scoscesi e alle cupole maiolicate delle chiese si possono scoprire tantissime realtà inaspettate. Una di queste è Sarajevo Supermarket. Una realtà nata nel 1995 come contenitore con il quale promuovere produzioni creative marginali e artisti indipendenti, emergenti e irregolari. Avvalendosi delle “intersecazioni e delle interferenze di opere, interlocutori e discipline differenti”, si propone di mettere in atto un “work in progress” permanente. Dal dicembre del 2016 la sua sede è in un’abitazione privata del Rione Sanità. Sarajevo Supermarket è un progetto di arte contemporanea che produce “realtà, spazi, situazioni”. Un mondo incredibile tra i vicoli più popolari e vissuti del quartiere. Per accedere alla “home gallery” si passa da strette scale che portano alla casa. Dentro si aprono una serie di stanze e terrazze che sembrano aggrappate alle grandi arcate in tufo che impediscono frane dalle pendici dei monti e che sono le fondamenta per altri palazzi. L’atmosfera sembra quasi quella di un quadro di Maurits Cornelis Escher. La casa è realmente abitata.

Il tufo è forse l’elemento principe del Rione Sanità, grazie a esso sono state costruite le catacombe e con esso sono stati edificati i palazzi sopra.

È forse il materiale attraverso cui l’aldilà e la vita terrena dialogano.

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