Cronache

Tangentopoli, aula vuota al convegno. Di Pietro amareggiato

Flop al convegno su Mani pulite. Secondo gli organizzatori l’Ordine degli avvocati di Milano non avrebbe voluto partecipare per la presenza di relatori "sgraditi". Ma il presidente smentisce: "Nessun boicottaggio a Davigo"

Tangentopoli, aula vuota al convegno. Di Pietro amareggiato

Tangentopoli continua a dividere gli italiani. L'aula magna del Palazzo di giustizia di Milano è rimasta quasi diserta per il convegno organizzato in occasione del 25°anniversario dall’inizio dell’inchiesta Mani Pulite. Per quale motivo? L’Ordine degli avvocati di Milano non avrebbe voluto partecipare all’evento per la presenza di relatori "sgraditi" (ma dopo poco è arrivata una secca smentita da parte dell'Ordine). Al convegno era prevista partecipazione, tra gli altri, degli ex magistrati del pool che diede vita all’inchiesta Tangentopoli, Piercamillo Davigo, ora presidente dell’Anm, Antonio di Pietro, il giornalista del Fatto quotidiano Gianni Barbacetto.

A segnalare la presunta diserzione degli avvocati è stata Francesca Scoleri, presidente di Themis & Metis, l’associazione che ha organizzato l’incontro. "La miglior risposta a chi voleva impedire questo incontro è averlo realizzato". Ma non si può parlare di un boicottaggio, precisa il presidente dell’Ordine degli avvocati di Milano, Remo Danovi: "Non avrei avuto nessun motivo di disagio a incontrare Davigo e a dibattere con lui, come è già accaduto in passato". A quanto riferiscono fonti dell’Ordine, l’associazione organizzatrice gli avrebbe chiesto l’uso dell’aula magna al primo piano del palazzo di giustizia per l’incontro. L’Ordine però ha fatto notare di non avere i titoli per concederla, perché il convegno non aveva il suo patrocinio e non rientrava tra le iniziative di formazione dei propri iscritti. A quel punto l’Ordine avrebbe invitato l’associazione a rivolgersi alla Corte d’appello, per ottenere la sala. E così è avvenuto.

"Cosa resta di Mani Pulite? La desolazione dell’opinione pubblica che non crede più che possa cambiare qualcosa e guarda con amarezza a quest’aula vuota", dice Antonio Di Pietro terminando il suo intervento. L’ex pm simbolo del pool che condusse numerose inchieste sulla corruzione negli anni Novanta si è definito ancora "amareggiato" per l’epilogo di quella stagione giudiziaria e ha letto dei brani di una relazione del Copasir in cui si fa riferimento "alle attività e strategie volte a interferire nei processi in corso a Milano". Sempre in questo documento viene spiegato che "vi sono state addirittura da più parti manovre per influire sugli atti giudiziari che dovevano essere ancora compiuti". In particolare, l’ex pubblico ministero ha ricordato come le indagini si arenarono quando il pool "è andato a intaccare le imprese che erano legate con la mafia".

La precisazione dell'Aiga

Il presidente nazionale dell’Associazione Italiana Giovani Avvocati (Aiga), Michele Vaira, ha precisato che la sua organizzazione non è tra i promotori ed è totalmente estranea al convegno. "Trovo del tutto paradossale che si parli di boicottaggio da parte degli avvocati, quasi come se fosse un dovere partecipare a un convegno in cui non era prevista la presenza del mondo forense. Si tratta, con tutta evidenza, di mero disinteresse. Il dato su cui, è opportuno riflettere, è l’assenza totale di magistrati tra il pubblico. Un dato confortante, perché è significativo di una tangibile presa di distanza della magistratura nei confronti del loro rappresentante. L’Aiga è pronta a confrontarsi con chiunque, anche con Davigo. Partecipa a qualunque dibattito, per contrastare, ad ogni piè sospinto, la deriva autoritaria e anticostituzionale che caratterizza il dibattito sulla Giustizia, alimentando inciviltà e populismo (vedi tragedia di Vasto). Partecipa anche alle celebrazioni (che spesso organizza), di magistrati e avvocati che hanno onorato la toga. Ma, di certo, non le si può chiedere di assistere ad autocelebrazioni come quella di Milano.


L'avvocato Marco Franzini, presidente di Agam, ribadisce che non vi è stata alcuna obiezione sui nomi, ma che "l'impostazione del convegno non riservava all'avvocatura la possibilità di manifestare le proprie posizioni in materia di diritti e garanzie per indagati e imputati".

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