Cronache

«Il teatro, le donne Dio, la politica Ora vi parlo di me»

Sarà stasera sul palcoscenico del padiglione di Intesa Sanpaolo con la pièce «La forma dell'incompiuto»

È in scena anche oggi, in quello che sarebbe «un sabato di vacanza». Un giorno di pausa dallo spettacolo con cui Giorgio Albertazzi è sul palco del Teatro Parenti di Milano, Le memorie di Adriano (ormai un suo «classico») e che lui trascorrerà all'Expo, allo spazio The Waterstone di Intesa Sanpaolo, parlando al pubblico di un altro suo spettacolo, La forma dell'incompiuto .

Che cos'è «La forma dell'incompiuto»?

«È uno spettacolo mio di qualche anno fa, prodotto da Andrée Ruth Shammah. Contiene alcuni principi del mio teatro. Magari però parlerò anche di Dante...»

Perché parlare proprio di quello spettacolo?

«Perché si muove fra teatro e confessione al pubblico, è una messa a nudo, anche leggera. E poi vedremo, io improvviso».

È uno dei principi del suo teatro?

«Tutti ormai hanno capito che non sono un attore tradizionale. Il mio teatro è eccitante, esaltante, le persone durante i miei spettacoli ridono, piangono, si strappano i capelli. Basta vedere Le memorie di Adriano ».

Che cosa succede nelle «Memorie di Adriano»?

«Faccio passare il pubblico dall'infanzia alla morte, in un'ora e mezza».

Riempie ancora i teatri.

«Sì, sono sempre pieni. Ho avuto sempre il pubblico dalla mia parte. Le memorie di Adriano ha avuto più di ottocento repliche nel mondo e non ha mai fallito una sera. Tutto esaurito».

Perché?

«Perché il pubblico sente. Non deve capire. Deve vedere e sentire, questo è teatro. E ai miei spettacoli prova emozioni forti, che fanno magari riflettere e allo stesso tempo sognare. È una provocazione, un fatto erotico».

Il teatro è erotico?

«Certo. Che cos'è sennò? Eros».

A 92 anni lei è ancora sul palcoscenico. Di solito alla sua età...

«...uno in genere è sottoterra. Qualcuno dice che Dio mi vuole bene ma no, secondo me non c'entra niente Dio. Forse piuttosto vuole bene alle persone del mio pubblico».

Insomma è fortunato?

«Mia nonna è morta a 101 anni, la mia bisnonna a 106. Razza casentinese».

L'anno scorso ha partecipato alla trasmissione tv «Ballando con le stelle». Come mai?

«E perché non avrei dovuto? Mi divertivo. Ma il fatto è un altro».

Quale?

«Quando sono entrato in scena gli spettatori sono diventati due milioni. Un boom di audience. Così è Albertazzi, non si può confrontare».

Senta...

«Quando ero a Londra all'Old Vic i giornali inglesi hanno scritto di me: “Un Amleto così si vede ogni ottant'anni”. È così».

Così come? Com'è lei?

«Superficiale, leggero, amo la bellezza, il sorriso, le cosce delle donne, la libertà».

Ama ancora le cosce delle donne?

«Eh, perché no? La bellezza non finisce mai».

Ha avuto moltissime amanti. E a 84 anni si è sposato. Alla fine, perché ha ceduto?

«Lei me lo ha chiesto e io ho detto “sì”. Perché no, in fondo? Mi sembra una cosa che si può fare, alla fine però, non all'inizio, perché la convivenza uccide l'amore, sempre».

Intende anche ora?

«Io e Pia viviamo separati, ma non perché non andiamo d'accordo. Lei sta in Maremma fra i suoi animali, in un posto magico, fra tori, cavalli da corsa, cani. E io sto sui palchi del mondo».

Che cosa prova quando entra in scena?

«Quello che provi andando a letto con una donna bellissima».

La soddisfazione più grande?

«Sempre l'ultima. Certo, Amleto non si supera mai. Vai avanti e ripensi, aspetti delle soluzioni, ma ogni soluzione è una trappola, in teatro».

Ha detto, più o meno: «Ero proprio bello. Non ho mai fatto cinema per colpa della sinistra, per cui ero troppo aristocratico». È vero?

«No. Ho fatto cinquanta film, il cinema è stato generoso, diciamo un amore un po' mancato. La tv, il mio pane: sono nato in tv, l'ho inventata».

Pensa mai a Dio?

«Dio? Mah, è così impersonale Dio, che cos'è, un'idea? Si dà il nome di Dio alla nostra paura di morire».

E la politica?

«C'è la politica oggi? Non c'è. Troppi ladri, mascalzoni. Non tutti, ma la situazione del mondo occidentale è catastrofica. E probabilmente anche quella del mondo orientale. La natura si ribella, c'è violenza, trionfano i barbari, il caos. È l'età del ferro. Forse poi verrà l'ordine. Però guardi ora io mi sono stufato, alla mia età le interviste mi stancano. Forse dovrei farmi pagare per farle..

Commenti