Cronache

Trattamenti antidiabetici e rischi vascolari

Diabete e malattie cardiovascolari. Il legame è stretto. E richiede farmaci sicuri per il cuore. Le persone con diabete di tipo 2, hanno un'incidenza di malattia cardiovascolare 2-3 volte più alta, rispetto alla norma. E infarto miocardico, scompenso cardiaco e ictus cerebrale, sono responsabili della stragrande maggioranza delle morti nei diabetici. In particolare nella popolazione anziana, ben il 70 per cento dei decessi in questa fascia d'età, avviene per queste cause. Ecco perché il trattamento antidiabetico, non può trascurare la sicurezza cardiovascolare. Il tema è stato affrontato al 75° Congresso dell'American Diabetes Association (Ada), svoltosi a Boston (Usa), con la presentazione dei risultati di Tecos (Trial evaluating cardiovascular outcomes with sitagliptin). Uno studio importante, avviato nel 2008 (oltre 14mila i pazienti con diabete di tipo 2 e con una storia di malattia cardiovascolare) è statoanalizzato con placebo per valutare la sicurezza cardiovascolare di sitagliptin, primo farmaco di una classe di ipoglicemizzanti, gli inibitori della dipeptidil-dipeptidasi 4 (Dpp-4). «I risultati dello studio ci dicono in maniera inequivocabile che il trattamento con sitagliptin non presenta alcun incremento di rischio cardiovascolare», spiega Giuseppe Ambrosio, professore ordinario di cardiologia, università di Perugia. «I pazienti trattati con sitagliptin non hanno riportato variazioni sia per eventi cardiovascolari che per ictus e infarto e anche per scompenso cardiaco. Studi precedenti su farmaci di questa stessa classe avevano causato qualche perplessità. Le due curve sono in questo raffronto assolutamente sovrapponibili. Non solo, considerati i pazienti arruolati nello studio, l'uso di sitagliptin ha ridotto del 30 per cento circa, sia il ricorso ad altre terapie per la riduzione della glicemia che il trattamento insulinico». Gli studi di sicurezza cardiovascolare, Tecos ne è un esempio, sono stati imposti per tutti i nuovi farmaci contro il diabete di tipo 2, dalla Fda a partire dal 2008, con una speciale «guidance» per le industrie produttrici.

Una decisione presa sulla scia della pubblicazione di una metanalisi che analizzava il rischio di infarto.

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