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Tregua tra i due vicepremier. Ma Matteo incontra Berlusconi

I vicepremier si incontrano a Palazzo Chigi: "Ora chiudiamo il contenzioso con Bruxelles"

Tregua tra i due vicepremier. Ma Matteo incontra Berlusconi

Il fatto che un incontro di un'ora tra Matteo Salvini e Luigi Di Maio diventi una delle principali notizie politiche di giornata la dice lunga su quale sia lo stato in cui versa l'autoproclamato «governo del cambiamento». D'altra parte, era più o meno da una quindicina di giorni che i rapporti tra i due vicepremier si erano ridotti a qualche rara telefonata o a sporadici scambi di messaggi. E in un esecutivo dove per un anno il presidente del Consiglio non ha fatto che ratificare le decisioni delle due vere leadership politiche, l'assenza di comunicazione equivale alla paralisi totale dell'azione di governo. Ecco perché il faccia a faccia di ieri pomeriggio a Palazzo Chigi segna una tregua tra Lega e M5s. I due avrebbero concordato sulla necessità di provare a «chiudere il contenzioso con Bruxelles», affidandosi ai buoni uffici del ministro Giovanni Tria. Poi, con un trionfante comunicato congiunto, hanno assicurato che «il governo deve andare avanti e la priorità è il taglio delle tasse». Parole accolte con un sospiro di sollievo da ministri e parlamentari grillini, ormai da giorni in ansia davanti all'eventualità di una crisi di governo che segnerebbe la fine di molte carriere politiche. Non è un caso che sabato sera, durante il ricevimento al Quirinale per la festa del 2 giugno, il ministro dei Beni culturali Alberto Bonisoli raccontasse senza alcuna inibizione ai suoi interlocutori di essere «attaccato alla poltrona con il Vinavil». «Sono imbullonato», ha aggiunto con enfasi. Meno entusiasmo, invece, tra le file della Lega. Dove, è noto, sono in molti a sperare che Salvini lasci il M5s al suo destino. L'argomento potrebbe essere trattato anche nel Consiglio federale in programma lunedì a via Bellerio. All'ordine del giorno c'è l'analisi del voto nei Comuni ai ballottaggi, ma la speranza di chi auspica un ritorno nel centrodestra è che il tema dell'alleanza con i Cinque stelle venga comunque affrontato.

Lo scenario di un centrodestra che torni unito, d'altra parte, resta un'ipotesi sul tavolo. Altrimenti non si spiegherebbero le due ore di faccia a faccia tra Salvini e Silvio Berlusconi. I due si sono incontrati domenica a Palazzo Grazioli e hanno parlato a lungo di Europa, Cina e pure della situazione italiana. Anche la prospettiva di un centrodestra nuovamente unito alle prossime Politiche è stato un tema al centro della conversazione e, ha raccontato Berlusconi in diverse conversazioni telefoniche con alcuni parlamentari azzurri, il leader della Lega avrebbe concordato sulla necessità di rilanciare la coalizione. Un Salvini, insomma, che si sarebbe mostrato molto più possibilista di quanto sia apparso fino ad oggi sull'eventualità di sganciarsi dal M5s e riaprire un canale con Forza Italia. Che, ovviamente, oggi avrebbe equilibri completamenti ribaltati rispetto a quelli del 2018, visto che fa fede il risultato delle Europee con la Lega al 34,3% e Forza Italia all'8,8. Un rapporto di quattro a uno.

Insomma, nonostante l'incontro tra Salvini e Di Maio di ieri, gli scenari possibili restano diversi. Non è un caso che al Quirinale si continui a registrare una forte preoccupazione rispetto alla tenuta del governo. Dopo il voto, Sergio Mattarella ha avuto modo di incontrare sia Giuseppe Conte che Di Maio. Nessun contatto, invece, con Salvini. Non certo perché il capo dello Stato non abbia voluto, ma semplicemente perché il vicepremier non ha sentito la necessità di farlo. Un'assenza di contatti che non facilita la comprensione dei movimenti in corso dopo il voto delle Europee. Come è noto, l'unica vera preoccupazione di Mattarella è che qualunque incomprensione o dubbio vengano dissipati nel prossimo mese e mezzo, perché un'eventuale crisi di governo a settembre - con la legge di Bilancio alle porte - porterebbe l'Italia sul baratro greco. Scenario che negli ultimi giorni pare avere piuttosto chiaro pure Conte, che non a caso insiste molto sulla necessità di aprire una trattativa ragionevole con Bruxelles, nel rispetto dei vincoli europei. Una linea che pare non abbia suscitato l'entusiasmo di Salvini, tanto che il Consiglio dei ministri in programma oggi è slittato alla prossima settimana. D'altra parte, il ministro dell'Interno ha colto lo «spostamento» del premier. Che negli ultimi giorni si è affidato all'ombrello del Quirinale.

Nella speranza, dicono i maligni, di provare a ritagliarsi un futuro politico se davvero dovesse saltare il banco.

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