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Trump, il giudice e Davigo a piede libero

Trump, il giudice e Davigo a piede libero

Un giudice americano, James Robart, ha annullato il decreto di Donald Trump che blocca l'ingresso negli Stati Uniti di cittadini provenienti da sette Paesi sospettati di complicità con il terrorismo islamico. È il primo braccio di ferro tra il potere giudiziario e il neopresidente che non demorde e parla di «decisione ridicola di un cosiddetto giudice che sarà presto ribaltata». Come andrà a finire lo vedremo, ma è comunque bello vedere che il detentore del potere esecutivo non si faccia intimorire e alzi la voce di fronte allo sconfinamento del potere giudiziario, che le leggi le deve applicare e non contestare, quest'ultimo compito - nei sistemi democratici - spetta al Parlamento e alla Corte costituzionale.

La sindrome di onnipotenza dei magistrati è purtroppo cosa a noi nota. La differenza con quello che sta succedendo in America è che dalle nostre parti nessuno osa contrastarla a dovere. La politica si è arresa ed è di fatto commissariata dalle toghe. Non dico un Trump, ma mi sarei aspettato, per esempio, un sussulto di fronte alle parole pronunciate l'altra sera a Porta a Porta da Piercamillo Davigo, noto manettaro di Mani pulite e oggi presidente dell'Associazione nazionale magistrati. Di fronte a un allibito Bruno Vespa, ha sostenuto che un imputato assolto non è un innocente ma solo un colpevole che l'ha fatta franca e che gli errori giudiziari non sono colpa dei giudici ma degli inquirenti, cioè polizia e carabinieri, che non sanno fare il loro lavoro e che «estorcono false confessioni con la forza e a volte la tortura». Detto alla Marchese del Grillo: «Noi siamo noi e tutti voi non siete un cazzo».

C'è chi si chiede: chi ci difenderà da Trump? Io sono molto più preoccupato perché non vedo nessuno che difenda noi e la democrazia da Piercamillo Davigo. Pensavo che finita la trasmissione fosse caricato su una ambulanza e sottoposto a un trattamento sanitario obbligatorio. Mi dicono invece che l'uomo è a piede libero e che continua a fare il capo dei magistrati, senza che nessuno abbia da eccepire. Forse è proprio vero che i colpevoli a volte la fanno franca, Davigo ne è la prova.

E siccome nessuno ha il coraggio di dirglielo, ci provo io: si vergogni, signor presidente, e comunque si ricordi che «noi siamo noi» e il «nessuno» è lei.

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