Big Tech e libertà

"Trump? È stato evitato il disastro": Beppe Severgnini giustifica la censura

Beppe Severgnini con un un lungo articolo sul Corsera ha spiegato perché il blocco social di Donald Trump sarebbe legittimo e non censorio

"Trump? È stato evitato il disastro": Beppe Severgnini giustifica la censura

La decisione dei social di eliminare i profili di Donald Trump ha creato ben più di qualche protesta in Europa, che sorprendentemente si è trovata (quasi) unita nella condanna alla censura. Anche Angela Merkel si è espressa in merito e stando a quanto riporta il suo portavoce Steffen Seibert, avrebbe definito la decisione "problematica". Sarebbe giusto, infatti, istituire un controllo per evitare la diffusione di notizie false o fuorvianti, sottolinea Steffen Seibert, che però rivendica e riconosce la libertà di opinione come diritto fondamentale "di primaria importanza". Non la pensa così Beppe Severgnini sul Corriere della sera, dove legittima la scelta di Twitter e degli altri social network, definendola "triste e sgradevole, ma opportuna".

Il giornalista ha espresso in tre punti quelli che, secondo lui, sono i motivi opportuni dei grandi social network per censurare Donald Trump. Il primo punto elencato da Beppe Severgnini contesta un vizio contrattuale dalla parte del presidente degli Stati Uniti d'America: "Trump ha violato le regole d’ingaggio di Twitter, Facebook & C, sottoscritte liberamente da tutti gli utenti, lui compreso". Al secondo punto, invece, si rifà ai fatti di Capitol Hill: "Ha incitato all’insurrezione, rifiutando il risultato di elezioni democratiche, e ha creato un grave pericolo". Infine, al terzo punto eleva i social network, aziende private, a supremi controllori della democrazia: "I social non possono essere tubi vuoti dove passa di tutto. È ora che si sveglino e assumano le proprie responsabilità, visto che i governi democratici sonnecchiano e le autorità indipendenti arrancano".

Beppe Severgnini spiega che, dal suo punto di vista, "le sue parole hanno portato violenza, armi e svastiche dentro l’U.S. Capitol, il sacrario della democrazia americana. Cos’altro doveva accadere perché qualcuno provasse a intervenire?". A questo punto, per giustificare il blocco dei profili di Donald Trump e difendere questa scelta, allontanando l'accusa di censura, porta un esempio: "Se impediamo a qualcuno di gridare 'Al fuoco!' dentro un cinema affollato, in assenza di un incendio, non lo stiamo censurando. Stiamo evitando un disastro". Beppe Severgnini sul Corriere della sera sottolinea la virata a U di Mark Zuckerberg, da quando difendeva la libertà di diffusione di qualunque contenuto su Facebook fino ad arrivare a oggi, al blocco dell'account di Donald Trump, una decisione che "si spiega anche con il complesso di colpa, ed è un modo di ingraziarsi l’amministrazione entrante".

Alla fine della sua analisi, Severgnini pone le (vere) autorità davanti alle proprie responsabilità: "Adesso – è ovvio - tocca alle autorità pubbliche: devono proteggere le società dall’uso eversivo dei social. La democrazia va difesa. Quando occorre, a muso duro. Per conquistare il potere, e non lasciarlo più, autocrati e dittatori hanno calpestato allegramente i distinguo, le cautele e le cortesie dei democratici.

La storia non ci ha insegnato proprio niente?".

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