Politica

La verità sulla nuova affittopoli

Cresce lo scandalo sulle case a prezzi stracciati. La politica fa finta di niente e poi ci tassa

La verità sulla nuova affittopoli

Oltre venti anni orsono, il Giornale organizzò una memorabile inchiesta denominata Affittopoli, che denunciava l'incoscienza degli enti previdenziali. I quali concedevano alla nomenclatura e ai suoi amici (o clienti) alloggi di lusso a prezzi stracciati. Potenti e raccomandati scroccavano la casa: poche lire per molti metri quadrati in zone centrali. Da notare che gli edifici in questione erano stati acquistati dalla Previdenza e affini con i denari versati, sotto forma di contributi (trattenuti in busta paga), dai lavoratori, e dati praticamente in comodato, quasi gratis, ai furbacchioni della politica, dei sindacati eccetera. In una parola, alla casta.Intanto, i pensionati percepivano assegni miserrimi. Ovvio, la massa di denaro incassata dall'Inps e da analoghi istituti serviva ad altro: ad assicurare ai tribuni del popolazzo dimore degne di principi. Mentre impiegati e operai dallo stipendio esiguo erano costretti a svenarsi per pagare la rata del mutuo, dato che l'edilizia popolare aveva smesso da un pezzo di costruire trilocali a pigione ridotta.La nostra inchiesta proseguì mesi, suscitando scalpore. Uno scandalo di proporzioni ciclopiche che alimentò risentimenti, dichiarazioni velenose dei paraculi colpiti nel vivo, imbarazzo nei dirigenti pubblici complici (o lacché) della nomenclatura. L'unico a rinunciare immediatamente al quartierino di favore fu Massimo D'Alema, che si affrettò a comprarsi un appartamento con soldi propri. Onore al merito. Comunista, ma uomo serio. I più scaltri invece profittarono del fatto che la Previdenza, ferita dal Giornale, pose in vendita i propri mattoni, per acquistarli col trenta per cento di sconto. Cosicché da inquilini privilegiati si trasformarono in proprietari privilegiatissimi.Come sempre accade, cessato il temporale, il malcostume e il malaffare seguitarono peggio che pria. Tanto è vero che, a distanza di lustri, è esplosa in questi giorni una nuova Affittopoli, la fotocopia della vecchia. Ancora una volta si è accertato che le case di tutti (cioè del Comune di Roma, in particolare) sono riservate a un'ampia cerchia di fortunelli, molti dei quali sborsano alcuni spiccioli (centesimi, addirittura) per abitare da ricchi in piazza Navona, ad esempio. Ingiustizie che gridano vendetta e che, viceversa, i responsabili dello scempio tentano disperatamente di nascondere per non essere accusati di imbecillità criminale.In effetti, i politici che amministrano con sciatteria gli averi comunali dimostrano di essere inadeguati al ruolo che ricoprono e andrebbero cacciati sui due piedi nonché puniti con severità. Trattare i soldi dei cittadini come se fossero quelli delle puttane, dissipandoli con arroganza, è un reato grave anche se nel nostro Paese allo sbando è considerato veniale. Già. I quattrini di tutti sono di nessuno. Se si buttano via, pace amen, ci si rifà con le tasse.Giovedì sera ero ospite di Virus, il programma televisivo di Nicola Porro in onda su Raidue, e sono stato interrogato appunto su Affittopoli del 1995, in quanto all'epoca dirigevo il quotidiano che leggete. Ebbene, ho descritto la realtà, né più né meno, ossia dicendo che gli amministratori di qualsiasi partito, rei di cotanto spreco ai danni dei connazionali, andrebbero spediti in prigione, per ignavia e inettitudine. Stiano alla larga dai palazzi del potere perché non lo sanno usare e quando lo usano, lo usano per fare dispetto ai contribuenti.Ho aggiunto una frase paradossale: per certa gente non bisogna abolire la custodia cautelare, bensì è indispensabile introdurre la fucilazione preventiva. Fregare il popolo infatti significa autorizzarlo a fare altrettanto e, quindi, a rendere questa società una società per delinquere. Poiché ho detto la verità, sia pure con espressioni aspre ispirato da un sentimento di ribellione, credo legittimo, i compari mi hanno imputato di eccesso di libagioni alcoliche. Il bue che dà del cornuto all'asino. Gli ubriachi difatti sono lorsignori, talmente sbronzi da non avere mai censito il patrimonio immobiliare del Comune di Roma (e neppure quello di Milano). Essi ignorano quanti siano e dove siano gli appartamenti pubblici. Come possono fare saldare l'affitto per case di cui non conoscono l'esistenza? È sufficiente questo dettaglio tragicomico per stilare la diagnosi di questi personaggetti (per dirla alla De Luca): idioti.

O malviventi.

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