Cronache

Versace venduta per 2 miliardi

Il colosso passa nelle mani Usa, Donatella resterà in società

Se c'è una cosa che noi italiani sappiamo fare bene è quella di provocare l'invidia di chi non riesce ad essere come noi. Loro così perfetti e noi così migliori, nonostante il fatto di essere (...)

(...) italiani. In questo la moda è fenomenale: non è certo un caso che in tutto il mondo bramino solo vestiti che escono dalle aziende che hanno fatto grande il made in Italy. E non è pure un caso che questo provochi l'appetito di chi vorrebbe essere italiano ma non lo è. Perché si possono organizzare tutte le Fashion Week del mondo, da New York a Londra fino a Tahiti (davvero, esiste); ma poi è Milano che conta quando c'è da dettare la linea. È un fatto di cultura e di stile, qualcosa che qui esiste da secoli ed esiste solo qui. Allora ecco perché la moda italiana finisce periodicamente nel mirino - in questo caso si tratta di un vero e proprio assalto a suon di dollari - per cercare di toglierci quanto di meglio abbiamo, continuando a utilizzarne il nome. Perché la verità è che se davvero Versace finisce in mani americane, sempre Versace comunque sarà per tutti.

È in corso un attacco alla nostra storia, familiare e nazionale. Per esempio: l'inchiesta di qualche giorno fa del New York Times «Made in Italy, ma a che prezzo?» paragonava le condizioni di lavoro nelle aziende italiane a quelle di Paesi come in India, Bangladesh, Vietnam e Cina. Un articolo volgare quanto, diciamolo, quello che si vede spesso in passerella quando la firma non è la nostra, a volte basta solo girare per le nostre strade e poi per quelle di una qualsiasi città del pianeta per notare la differenza. Per carità: nessuno vive in un mondo perfetto, ma quanto sostenuto dal Nyt sarebbe come dire che in America sono tutti criminali perché lì è nato il Far West. È questione di eleganza e l'eleganza non si compra, neanche con due miliardi di dollari. Al limite la si arraffa. Come in questo caso.

Anche perché sono i numeri a far capire cosa c'è in ballo: secondo una recente ricerca condotta dalla Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi, la moda italiana nel mondo genera un business da 51 miliardi, 13 dei quali dalla sola Lombardia. Una somma che rappresenta la nostra vera ricchezza, il cuore di un Paese che andrebbe difeso da chi lo vuole svuotare. Un tesoro che va ben oltre la valanga di dollari che i Versace stanno per accettare sul quale il governo dovrebbe sedersi sopra per evitare di vederlo svanire, perché la normalità dovrebbe essere Versace che compra e la stortura è Versace che vende. Chissà: forse la moda è poco grillina. Ma non è così che muore un (brand) italiano.

Marco Lombardo

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