Cronache

Il vescovo stoppa la messa per Mussolini: "È stata strumentalizzata"

I rappresentanti locali dell’Anpi hanno scatenato un caso per la messa per Mussolini. Il vescovo diocesano, Antonio Suetta, stoppa tutto per motivi di opportunità

Il vescovo stoppa la messa per Mussolini: "È stata strumentalizzata"

Poteva filare tutto liscio per un gruppo di nostalgici “camerata”, che aveva organizzato per domani, alle 18, nella chiesa di Sant’Agostino di Ventimiglia, in provincia di Imperia, una messa in suffragio a Benito Mussolini, nei settantaquattro anni dalla sua morte. Una funzione organizzata in modo riservato, dunque senza troppi clamori, appunto per evitare polemiche.

La notizia, tuttavia, è giunta alle orecchie di rappresentanti locali dell’Anpi, che hanno scatenato un caso, tanto da convincere il vescovo diocesano, Antonio Suetta, a stoppare tutto per motivi di opportunità, quest’ultimi dovuti alla strumentalizzazione. Le ragioni che risiedono dietro questa decisione sono tutt’altro che scontate.

“La messa è un atto di culto a Dio e come tale deve rimanere - precisa Suetta -. Ogni fedele ha il diritto di richiedere una messa o una preghiera nei confronti di chiunque, anche di nomi importanti o di persone che siano state segnate in modo positivo, così come negativo, dalla storia, perché il suffragio è un'opera di misericordia che non viene negata a nessuno. Questo atto, però, deve essere sempre rispettato nella sua specificità e deve essere scevro da qualsiasi strumentalizzazione che ne travisi il senso. Per questo motivo, la messa non verrà celebrata".

Ma non è tutto. “Resta aperta la possibilità - aggiunge il vescovo - che una o più messe in suffragio di chicchessia vengano celebrate in condizioni di migliore opportunità ed adeguate per l'atto religioso che si va a celebrare".

Sul caso specifico di Ventimiglia ha poi aggiunto: "Riteniamo preferibile non accondiscendere a questa richiesta, perché ne è stato fatto un motivo di strumentalizzazione e la messa non deve diventare occasione di pubblicità”.

Il motivo della negata autorizzazione, dunque, non dipende dal soggetto: “altrimenti sarebbe una discriminazione dal punto di vista religioso, perché ogni defunto è nelle mani di Dio, a cui spetta il giudizio finale”.

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