Retrogusto

Rosé de Saignée Geoffroy, lo Champagne che sanguina

La maison di Cumières, che affonda le sue radici nel XVII secolo, produce questa particolare tipologia di Champagne a base Pinot Noir ottenuto per contatto breve del mosto con le bucce. Un vino dal colore unico e dalla personalità indomabile

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Il Rosé de Saignée è un tipo particolare di Champagne elaborato con un processo di macerazione rapida che dura poche ore che consente una estrazione del colore attraverso contatto del mosto con le bucce, che in qualche modo “sanguinano” (da qui il nome) colorando il mosto. Naturalmente le uve utilizzato sono quelle rosse tipiche della Champagne, il Pinot Noir e il Pinot Meunier.
Si tratta di uno Champagne piuttosto raro, con un colore magnifico, quasi ramato, di grande carattere, corposo e profumato. Un campione di questa tipologia è quello prodotto da Champagne Geoffroy: un Pinot Noir in purezza de uve Premier Cru da vigne di venticinque anni su terreni argillosi e limosi con marna in profondità. La vendemmia è fatta a mano, la macerazione avviene per massimo ventiquattr’ore in vasche di quercia aperte, il dosaggio è di 4 grammi/litro. Un vino superpremiato, con punteggi molto alti sulle guide specializzate, dal perlage fine e persistente. Il naso si apre su note di frutta rossa, a cui seguono cenni di menta e fiori essiccati, con richiami di lievito sul finale.

In bocca è piuttosto vigoroso ma senza eccessi, con un sorso assai vivido e netto. Un vino di grandissima personalità, che si abbina perfettamente a frutti di mare e pesci: ad esempio l’aragosta o l’astice o ancora la capasanta. Ottimo anche con un petto d’anatra e con altri pennuti. Il prezzo è attorno agli ottanta euro, ma li vale tutti. La famiglia Geoffroy coltiva la vite fin dal XVII secolo nel villaggio di Cumières, situato nel cuore pulsante della Vallée de la Marne. La svolta della maison arriva nel 1950, quando Roger Geoffroy con la moglie Julienne dà il via a inizio a una produzione moderna di Champagne. Il testimone poi arriva nelle mani del figlio René, che acquista nuove parcelle di terreno, e sviluppa appieno il concetto di realtà récoltant-manipulant. Oggi a capo dell’azienda c’è Jean-Baptiste. Gli ettari vitati, che si sviluppano tra i comuni di Damery, Hautvillers, Fleury la Rivière e Cumières, sono 14 suddividi in 35 parcelle, alcune delle quali classificate come Premier Cru.

Il Pinot Noir la fa da padrone ma si coltivano anche il Meunier e lo Chardonnay. La maison lavora per preservare l’integrità dei suoli e la sanità delle uve, solo presupposto per ottenere bollicine di alta qualità. Ogni operazione di vinificazione avviene per gravità, così da non stressare eccessivamente il mosto, elemento vivo che dev’essere alterato il meno possibile.

Ogni anno Geoffroy rilascia 120mila bottiglie, ripartite in una decina di referenze, tra le quali il Brut Expression, una cuvée classica con i tre vitigni tradizionali, che utilizza per il 50 per cento i vini dell’annata (nell’ultima edizione il 2018) e per il restante 50 per cento vini di riserva che risalgono fino al 1970; il Brut Nature Pureté, a dosaggio zero; l’Extra Brut Blanc de Noirs Empreinte, millesimato (l’ultima annata disponibile è la 2017); l’Extra Brut Blanc de Blancs Volupté, anch’esso millesimato (2016); il cru Brut Nature Les Houtrants Complantés; l’Extra Brut Terres 2012; e l’insolito Blanc de Rose ottenuto macerando assieme le uve di Chardonnay e di Pinot Noir.

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