Cultura e Spettacoli

Cara Carrà, meglio un passo indietro che due di danza

Chi è il genio che aveva pensato di risollevare le sorti di Raiuno con una signora dal passato televisivamente glorioso, ma oggi limitata nelle sue prestazioni?

Cara Carrà, meglio un passo indietro che due di danza

Quanti soldi buttati via. Soldi pubblici, visto che a sprecarli è la Rai, la stessa che alcuni mesi orsono protestò per un taglio di 150 milioni di euro imposto da Matteo Renzi. Stando a certi dirigenti dell'ente di Stato e ai sindacati quella sforbiciata avrebbe danneggiato la qualità dei programmi e svilito il cosiddetto servizio pubblico. Poi, però, si scopre che le menti eccelse di viale Mazzini hanno ingaggiato Raffaella Carrà (sì, proprio lei, quella che furoreggiava negli anni Settanta e Ottanta), affidandole la conduzione di Forte forte forte, un talent show in onda da un paio di settimane il venerdì sera. E fin qui nessuno scandalo, per carità, anche se il ripescaggio di una soubrette ultrasettantenne finalizzato a rilanciare l'antenna storica (Raiuno) è apparso stravagante o addirittura controproducente.

Il guaio è che la nuova trasmissione, pur avvalendosi di una promozione imponente (spot a iosa) non è riuscita a decollare. I critici hanno parlato di flop. Pazienza, dirà il lettore: fiasco più, fiasco meno, ormai la tivù ci ha abituati a spettacoli modesti e talvolta irritanti. Giusto, le emittenti generaliste non attraversano un momento esaltante. Ma non è questo il punto centrale della questione. Bisogna sapere che Forte forte forte costa un occhio (oltre 1 milione a puntata) e ottiene risultati debolissimi: il 15,50 per cento di share (pari a 3,7 milioni di spettatori) all'esordio e, venerdì scorso, l'audience è stata ancor più deludente, 13,50 con appena 3 milioni di spettatori. Significa che le speranze di riscossa sono ridotte a zero, nonostante gli sforzi degli autori di arricchire il programma con qualche idea fresca. E allora c'è da chiedersi: perché non chiuderlo subito, evitando così di gettare al vento altri milioni?

Occorre porsi una seconda domanda: chi è il genio che aveva pensato di risollevare le sorti della rete inserendo nel palinsesto uno show tanto costoso e facendolo presentare da una signora dal passato televisivamente glorioso, ma oggi limitata nelle sue prestazioni da un'età non idonea a sostenere sfacchinate?

Non abbiamo nulla contro la Carrà che un tempo fece sognare i telespettatori; poiché oggi, tuttavia, li fa solo dormire, forse le converrebbe compiere un passo indietro invece che due passi di danza. Mentre ai capoccioni della Rai diciamo con franchezza: prima di avviare iniziative che esigono investimenti folli (e che producono fallimenti) diano uno sguardo ai bilanci già pieni di buchi.

Infine una considerazione: un'azienda (in perdita) con 13mila dipendenti non è il caso che assuma collaboratori esterni e li ricopra d'oro. Non si pretende austerità.

Ma un minimo di assennatezza sì.

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