Cronaca locale

Dalle droghe al fisco, la certezza di Pisapia è non poter governare

Le idee del candidato non sono solo ultra laiche sui diritti civili, dividono anche in economia. In Comune non andrebbe lontano

Per il centrosinistra, in Italia, non vale il motto «paese che vai usanza che trovi». Ovunque tu vada trovi sempre la stessa ammucchiata, da Bersani a Vendola, da Di Pietro ai cattolici di sinistra. Anche il buon Giuliano Piasapia, candidato sindaco (e che tale sembra destinato a restare) del centrosinistra milanese, non fa eccezione. Il Giornale lo ha ben documentato ieri per mano di Alberto Giannoni. Le proposte di legge a firma di Giuliano Pisapia contengono idee che stanno ai moderati della sua coalizione come Fabrizio Corona a un monaco cistercense.
Basterebbe citare quella sull'eutanasia: tocca una delle questioni non negoziabili cui i cattolici tengono molto e della quale fanno una questione politica dirimente. Si obietterà che un consiglio comunale non legifera in materia di eutanasia. E' vero, ma sono le culture di Pisapia e dei succitati cattolici che non trovano un punto di convergenza. Conta o no questo fatto? Non si potrà mica sostenere che si tratti di qualcosa di marginale? Si tratta di sensibilità e impostazioni inconciliabili.
E che dire della proposta di introdurre il matrimonio per le unioni gay? Qui siamo veramente a zero perché i cattolici - diciamolo un po' rozzamente - con la difesa della famiglia portano a casa i voti. Possono rinunciare anche a questo valore fondamentale? Possono fare finta di niente? Tra l'altro, mentre in tema di eutanasia i consigli comunali, per fortuna, non legiferano, in tema di famiglia e unioni varie possono fare molto e già in molte parti d'Italia hanno fatto, anche superando - talvolta - le loro competenze specifiche. Ad esempio, se ci fosse da decidere a chi destinare aiuti alle famiglie ci sarebbe da scegliere a chi destinare i fondi: ebbene a chi andrebbero quelli del comune guidato da Pisapia? Sarebbe possibile trovare un accordo con i cattolici? Molto difficile se non impossibile. Risultato? Blocco delle attività amministrative per caos interno alla maggioranza. Ricordate le scene del governo presieduto dal professor Prodi, stimato conferenziere internazionale? Milano sarebbe diversa? Neanche per sogno. Paese che vai stesse usanze che trovi.
Naturalmente non mancano proposte in materia (anche questa molto importante per un comune) di legalizzazione della canapa indiana e la riduzione delle pene per i piccoli spacciatori. In questo caso la cultura politico-amministrativa che una città ha è fondamentale per decidere quali politiche di contrasto del fenomeno droga adottare in un comune. Coi moderati della coalizione come la metterebbe Pisapia? Non la metterebbe proprio, semplice. E altri mesi di discussione interni alla maggioranza che farebbe da maggioranza e opposizione, tutto da sola, proprio come facevano Prodi e compagni.
E qui siamo alle proposte di legge. Più recentemente il medesimo Pisapia si è dichiarato favorevole alla cessione di un bel pacchetto di azioni della Sea sul mercato. Bene, un respiro di sollievo per tutti noi. Sì ma solo l'inspirazione perché già durante l'espirazione la sinistra di Vendola si era detta contraria. La Sea deve rimanere in mani pubbliche. Tesi legittima, per carità, ma chi governa deve avere le stesse idee, almeno su questioni fondamentali, con i suoi alleati. Sennò devi cedere un po' sulle droghe scontentando la sinistra ma poi accontentarla subito dopo non vendendo le azioni della Sea. Poi devi cedere sull'eutanasia, sennò i cattolici se ne vanno, e cercare un po' di soldi per le coppie gay senza fartene accorgere dai cattolici intenti a festeggiare per avere scongiurato l'eutanasia.
Caro Pisapia, che vita d'inferno che le si prospetta. Ma soprattutto che vita d'inferno per i poveri milanesi. Vede non ci interessa tanto il contenuto delle proposte quanto l'impossibilità che attorno ad esse si costruisca una maggioranza stabile e operativa, efficace.
Milano di questo ha bisogno. Di discorsi ne ha già fatti abbastanza anche il centrodestra, non sentiamo il bisogno di quelli interminabili del centrosinistra. Temiamo che con queste premesse non si andrebbe troppo lontano.

E invece Milano deve andarci e anche in fretta.

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