Guerra in Israele

Portaerei in movimento e commando: le mosse Usa dopo l'attacco di Hamas

Gli Stati Uniti aumentano la loro presenza militare in Medio Oriente mentre saldano l'asse con Israele. La diplomazia resta la via principale, ma intanto una portaerei e il suo gruppo d'attacco è già nel Mediterraneo orientale

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Non solo una portaerei, ma uno schieramento militare più esteso che serva come garanzia a Israele ma anche come deterrente (ed eventualmente come forza di reazione rapida) a un allargamento del conflitto. È questa la strategia degli Stati Uniti in questa fase di conflitto tra lo Stato ebraico e Hamas, mentre la Striscia di Gaza è sotto assedio e il fronte nord con il Libano ribolle. Una strategia che prevede sforzi diplomatici a tutto campo ma anche l'inevitabile uso della "diplomazia delle cannoniere".

Due portaerei verso il Mediterraneo orientale?

Ad aprire le danze è stato l'annuncio dell'invio del gruppo d'attacco della portaerei Uss Gerald Ford nel Mediterraneo orientale subito dopo l'assalto compiuto da Hamas lo scorso sabato. Annuncio arrivato insieme alla conferma di tutti gli aiuti militari promessi a Israele e che è stato giustificato dal Pentagono per assicurare gli alleati e la "stabilità regionale". Insieme alla portaerei, navigano l'incrociatore lanciamissili Normandy e quattro cacciatorpediniere lanciamissili: il Thomas Hudner, il Ramage, il Carney e il Roosevelt. Una potenza di fuoco estremamente rilevante, cui potrebbe aggiungersi anche quello che naviga insieme a una seconda portaerei la Uss Dwight Eisenhower.

Cambio di rotta per la Eisenhower

La notizia è iniziata a circolare nei giorni scorsi senza specificare il nome della nave destinata a rafforzare la presenza Usa nell'area. Poi, in queste ore, è iniziata a circolare l'ipotesi dell'altra imbarcazione della classe Nimitz. Secondo quanto riporta Politico, la partenza della portaerei da Norfolk insieme al suo gruppo d'attacco era già stata programmata da tempo, ma sembra probabile che la rotta venga modificata in base alle attuali esigenze unendosi alla "collega" che già incrocia le acque del Mediterraneo orientale.

Le reazioni di Russia e Turchia

La mossa ha già scatenato le reazioni del presidente russo Vladimir Putin e del presidente turco Recep Tayyip Erdogan. "Cosa faranno, bombarderanno il Libano o hanno semplicemente deciso di spaventare qualcuno?" si è domandato il capo del Cremlino. Ancora più netta la presa di posizione del leader turco, che in conferenza stampa ha accusato la portaerei Usa del rischio di "commettere gravi massacri". Dal Libano è arrivata anche la reazione di Hezbollah, che in un comunicato ha affermato che "il popolo libanese e le sue fazioni non temono" le portaerei americane, sottolineando di essere pronti alla guerra in qualsiasi momento.

Commando pronti all'azione

Oltre alle navi, Washington sembra intenzionata a muovere anche le forze speciali. Le voci riportate dalla stampa internazionale rivelano che il Pentagono si stia muovendo per schierare le unità d'élite per usarle eventualmente in appoggio a quelle dello Stato ebraico, in particolare per la liberazione degli ostaggi (tra i 100 e 150 secondo le autorità locali).

Alcuni esperti sarebbero già sbarcati in Israele per supportare i colleghi nel piano per liberare ed esfiltrare gli ostaggi, mentre il portale The Messenger ha dato in esclusiva l'indiscrezione secondo le forze speciali sarebbe già state messe in stato d'allerta in un Paese europeo. L'ipotesi più probabile è che le unità utilizzate per questo genere di azione siano la Delta Force dell'Esercito, il SEAL Team Six della Marina. Al momento non sembra sia giunta la richiesta di intervento da parte di Israele. Tuttavia, non è da escludere che in caso di allargamento delle operazioni terroristiche da parte di Hamas sia sfruttato anche il potenziale dei commando Usa.

Tutto questo, mentre gli Stati Uniti intanto rafforzano la presenza di aerei da guerra e marines in tutto il Medio Oriente.

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