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La disoccupazione giovanile si combatte integrando apprendimento e lavoro

I ministri del Lavoro e dell'Istruzione, Maurizio Sacconi e Mariastella Gelmini, lanciano un piano d'azione per sostenere l'occupazione delle nuove generazioni. Necessario rilanciare l'istruzione tecnico-professionale ed il contratto di apprendistato.

Sono sei le priorità individuate dai ministri del Lavoro e dell'Istruzione, Maurizio Sacconi e Mariastella Gelmini per il piano di rilancio dell'occupazione giovanile.
Occorre, dicono i ministri, facilitare il passaggio dalla scuola al lavoro; rilanciare l'istruzione tecnico-professionale ed il contratto di apprendistato; ripensare il ruolo della formazione universitaria e l'utilizzo dei tirocini formativi insieme alle esperienze di lavoro nel corso degli studi; aprire i dottorati di ricerca al sistema produttivo. Questi i punti chiave del «Piano di azione per l'occupabilità dei giovani attraverso l'integrazione tra apprendimento e lavoro». Le linee di azione comuni da perseguire attraverso una «cabina di pilotaggio» condivisa anche dagli enti locali e dalle parti sociali. In Italia si contano poco più di 14 milioni di persone nella fascia di età tra i 15 e i 34 anni, pari al 23 per cento della popolazione nazionale residente. Le previsioni stimano per il 2020 un aumento di circa 800 mila giovani in età 15-24 anni. E proprio i giovani, sottolinea il Piano, «sono stati tra le categorie maggiormente colpite dalla congiuntura economica negativa», che «hanno risentito della crisi molto più di quanto sia successo per i lavoratori più anziani». Tanto che il tasso di disoccupazione giovanile già alla fine del 2009 aveva raggiunto il 25,4 per cento, con uno scarto maggiore rispetto alla media Ue.
Nel Piano si sottolinea pure come spesso il diploma renda più della laurea nel mondo del lavoro, almeno tra i giovani. Il tasso di disoccupazione per i laureati tra i 25 e i 34 anni risulta infatti pari all'11,2 per cento, a fronte dell'8 che si riscontra per i diplomati. La percentuale sale invece al 23,7 per chi ha conseguito la sola licenza media. In particolare, tra i diplomati che hanno trovato un lavoro dopo tre anni dal conseguimento del titolo, circa l'83 per cento di quelli provenienti da istituti professionali e da quelli tecnici ha trovato un lavoro a tempo pieno (rispetto al 50 pr cento dei liceali). Inoltre questi ragazzi hanno maggiori probabilità di avere retribuzioni più elevate, tanto che il 42 per cento guadagna più di mille euro al mese.
Nel rapporto viene inoltre sottolineata la necessità di sostenere e rilanciare il contratto di apprendistato, anche premiando le iniziative in tal senso delle università.


Questo genere di contratti lo scorso anno ha registrato «una drammatica diminuzione» su cui ha inciso la crisi: gli apprendisti sono stati quasi 646 mila nel 2008, a fronte dei poco più 567 mila nel 2009, con un calo di oltre il 12 per cento, superiore alle 78 mila unità.

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