Politica

«Tra Ds e Margherita è guerra per il controllo del sistema finanziario»

Il vice coordinatore di Forza Italia: «La Quercia è un vero partito-azienda»

Francesco Kamel

da Roma

Fabrizio Cicchitto, vicecoordinatore di Forza Italia, definisce i Ds un «partito azienda», nel risiko finanziario di questa estate tira in ballo «l'altro filone legato alla Margherita» sottolineando che «quelli vicino ai Dl sono evidentemente più coperti e protetti». Inoltre l’esponente azzurro mette in guardia sul pericolo che a causa del polverone mediatico e giudiziario venga meno una «seria riflessione di sistema sul futuro del Paese».
Allora onorevole, la vicenda Unipol inguaia i Ds?
«È assolutamente evidente che non da oggi ci troviamo di fronte ad una situazione anomala. È un fatto storico: prima il Pci, poi il Pds e ora i Ds sono un vero “partito azienda”. In primo luogo hanno incorporato il sistema della Lega delle Cooperative: un sistema che apparentemente ha una sua autonomia. Attraverso questo espediente e una magistratura compiacente il gruppo dirigente si è salvato da Tangentopoli. Ma non è tutto. In forma più schermata hanno legami anche con Unipol e Monte dei Paschi di Siena: sono due cordate interne al partito, spesso in conflitto tra di loro. Ma quel che conta è che c'è una realtà reticolare organica».
Questo la preoccupa?
«Cosa succederebbe se andassero al governo del Paese? In parte ne abbiamo già avuto un assaggio con la “merchant bank di Palazzo Chigi” ai tempi del governo D'Alema».
Che effetto le fanno le paginate di intercettazioni sui giornali?
«Al riguardo mi limito a ricordare quanto ha affermato in maniera autorevole Gaetano Pecorella: la pubblicazione di intercettazioni telefoniche è del tutto irregolare».
Il risiko finanziario di questa estate non è un bello spettacolo.
«C'è una situazione malsana: chi di questione morale ferisce di questione morale perisce. Ma solo una parte della vicenda è emersa dalle intercettazioni. C'è infatti tutto un altro filone della partita che fa capo alla Margherita e a Romano Prodi. Esistono le citazioni dei nomi ma i testi non escono mai. Quelli vicino ai Dl sono evidentemente più coperti e protetti. E poi c'è anche un risvolto giornalistico. In questa fase il Corriere della Sera sembra infatti fiancheggiare la Margherita».
«Quelli» chi?
«Soprattutto Luigi Abete, Diego Della Valle e Luca Cordero di Montezemolo che dà lezioni tutti giorni e che invece certamente non sta fuori dai giochi».
Cosa c'è dietro le lacerazioni in atto nell’Unione?
«Ci sono due forti contraddizioni nel centrosinistra. C'è uno scontro di tipo ideologico e politico di Ds e Margherita con l'ala estremista dell'Unione. Ma c'è anche uno scontro, inizialmente sotterraneo ma adesso esplicito, di tipo economico e finanziario tra i più “partiti azienda” dei Ds e il filone della Margherita. Che si stanno affrontando in termini durissimi per contendersi l'egemonia su pezzi del sistema finanziario e industriale del Paese».
L'intervento della magistratura e le intercettazioni non facilitano un sereno confronto tra i contendenti e la dialettica politica.
«Il cannoneggiamento mediatico e giudiziario impedisce una seria riflessione di sistema sul futuro del Paese. Ma noi ci stiamo giocando una partita importante. Non dimentichiamoci quello che c'è alle nostre spalle. Ai tempi di Tangentopoli un pezzo del sistema produttivo del Paese è stato liquidato. In particolar modo le industrie a partecipazione statale. È nato in gran parte lì il declino del sistema industriale del Paese. Soprattutto la parte alta dell'industria di Stato è stata liquidata a colpi di cannone giudiziario o è stata svenduta in larga parte all'estero».
In passato anche i privati ci hanno messo il loro.
«A cominciare dal commissariamento della Fiat operato da Cesare Romiti e Enrico Cuccia. Paghiamo ancora la liquidazione di Vittorio Ghidella e di quelli che nella Fiat le automobili le sapevano fare. Romiti è stato uno degli uomini più nefasti per l'economia italiana».
Torniamo ai giorni nostri. In questo gioco al massacro chi ci rimette è il «sistema Paese»?
«Antonio Fazio esprime al di là di tutto una questione seria. L'industria italiana è di per sé debolissima e ha bisogno come del pane di un sistema bancario che abbia la cultura indispensabile per ricreare uno sviluppo industriale. Di fronte all'attacco degli olandesi e degli spagnoli, Fazio ha avuto una preoccupazione di sistema. Con Abn Amro e Bbva non abbiamo una europeizzazione del sistema bancario ma piuttosto una colonizzazione, probabilmente favorita da gruppi finanziari ed editoriali italiani che hanno trovato nella Margherita un punto di riferimento».
A cosa dovrebbero mirare questi «gruppi»?
«Può darsi che il punto di unità di tutti questi gruppi sia la liquidazione di una Banca d'Italia autonoma e l'affermazione alla leadership di Palazzo Koch di qualche personaggio molto “europeista” ma, in effetti, portatore di interessi finanziari e mediatici che vogliono definitivamente colonizzarci. Come se non bastasse quello che è stato fatto dai signori che navigavano sul Britannia e che fecero quel bel tipo di privatizzazioni.

E poi c'è qualcuno di questi signori che ci fa anche la predica sul declino del sistema Italia e sul fatto che bisogna fare squadra».

Commenti