Cronaca locale

Ecco perché Gianpaolo Serino è stato assolto dall’accusa di estorsione

Era convinto di essere dalla parte della ragione il critico letterario Gianpaolo Serino, quando cercò - con metodi oggettivamente discutibili - di farsi consegnare cinquemila euro da una sua aspirante collaboratrice: lo scrive il giudice Ilio Mannucci nella sentenza che ha assolto Serino dall’accusa di estorsione, condannandolo solo per il reato di «esercizio arbitrario delle proprie ragioni». Secondo la sentenza, la giovane donna aveva effettivamente contratto un debito con Serino, e più esattamente con Satisfiction, la cooperativa culturale di cui Serino è il fondatore e l’animatore. E la minaccia messa in atto da Serino, che prometteva di pubblicare su Internet o inviare ai suoi genitori delle fotografie della giovane in abiti adamitici, puntava unicamente a convincere Francesca C. a rispettare i propri impegni.
La vicenda aveva sollevato rumore nel mondo della critica, di cui Serino è uno delle nuove leve più in vista. I carabinieri lo avevano arrestato nel pomeriggio dell’1 marzo sulla base della denuncia della donna. Ma già al momento della convalida del fermo, la posizione del pubblicista - difeso da Davide Steccanella - si era alleggerita sensibilmente, tant’è vero che era stata ordinata la sua scarcerazione. Il 20 aprile era arrivata la sentenza che cancellava il reato di estorsione. «Appare incontestata la circostanza che, una volta divenuti conflittuali i rapporti con la C., per ottenere il versamento del denaro Serino prospettò la pubblicazione (ovvero la trasmissione ai familiari della C.) delle fotografie della donna nuda che l’imputato aveva scattato con il suo i-phone»; e il giudice fa presente come la perizia tecnica abbia dimostrato che Serino (a differenza di quanto sosteneva) in effetti conservava ancora sul suo computer alcuni scatti della fanciulla.
Ma la circostanza «non è comunque decisiva»: l’importante per il giudice è che Serino era convinto di avere diritto a quei soldi. Il fatto che «la somma che Serino chiese alla C. fu effettivamente versata il 12 febbraio (....) potè rappresentare la conferma che la pretesa avanzata era legittima». La stessa denuncia della vittima «descrive un quadro psicologico dell'imputato del tutto coerente con la sua consapevole legittimità della richiesta».

a decisivi, nel convincere il giudice che non si trattasse davvero di un ricatto, sono stati due elementi: una telefonata in cui Serino, parlando con un amico, diceva «se la prende come un’estorsione basta che lo dica»; e soprattutto il singolare comportamento della vittima, che il giorno stesso in cui il critico che lei stessa aveva fatto arrestare veniva liberato, si precipitava a chiedere di nuovo la sua amicizia su Facebook.

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