Economia

Alitalia, Ball mette nel mirino i privilegi sindacali

In gioco permessi e distacchi. Occhi puntati sui maxi tagli del nuovo piano industriale

Alitalia, Ball mette nel mirino i privilegi sindacali

Da una parte tutti i lavoratori, dall'altra i sindacalisti: due pesi e due misure. Alitalia ha appena congelato lo scatto di anzianità che doveva entrare in vigore a inizio anno, in compenso lascia intatto il trattamento dei rappresentanti sindacali. Lo scatto produce risparmi per 2-2,5 milioni all'anno, mentre i vantaggi sindacali ne valgono circa 10. È questa una delle spine che l'ad Cramer Ball che a giorni sarà affiancato dal presidente con deleghe Luigi Gubitosi vorrebbe affrontare nella fase di approvazione del piano industriale. Non è questione da poco, sia dal punto di vista economico, sia delle relazioni industriali. Se complessivamente i tagli alle spese previsti per il primo anno ammontano a 160 milioni, i diritti concessi ai sindacalisti valgono oltre il 6% di questa cifra.

La materia, molto insidiosa, è frutto di un accordo sindacale firmato nel gennaio 2014, al decollo della nuova Alitalia Sai, partecipata da Etihad. I dettagli dell'intesa sono sempre stati tenuti riservati, ma meritano un approfondimento vista la fase delicata delle relazioni industriali, che a breve dovranno misurarsi sulla questione scottante degli esuberi.

Gli accordi prevedono che a tutte le sigle (confederali e associazioni professionali) vengano accordati 70 distacchi (ovvero permessi) sindacali retribuiti all'anno, ciascuno per un massimo di 210 giorni, che con ferie e festività diventano un'annualità di stipendio. I 70 distacchi vengono poi suddivisi tra circa 180 sindacalisti, che ogni mese sommano permessi e lavoro. Sono pochi, quindi, i sindacalisti a tempo pieno; soprattutto tra i piloti, che per questioni legate a certificazioni e brevetto preferiscono non sospendere il lavoro per lunghi periodi. Così un comandante-sindacalista, che somma l'attività sindacale e quella di pilota, alla fine costa all'azienda circa 250mila euro lordi all'anno, pari a 13-14mila netti al mese; un primo ufficiale arriva a 9-10mila. Inferiori le retribuzioni e i benefici per gli assistenti di volo e per il personale di terra, le cui retribuzioni con l'aggiunta dei benefici sindacali non superano i 1.800-2mila euro.

Quanto costano dunque all'Alitalia, nel loro complesso, i permessi sindacali? Circa 6 milioni per i piloti, 1,6 per hostess e steward, 1,2 per gli addetti di terra. Eccoci dunque vicini ai 10 milioni detti all'inizio. Si tratta ora di capire: Ball (o Gubitosi) imbraccerà l'ascia anche verso i sindacalisti tra i meglio trattati del mondo?

Questa settimana sarà comunque cruciale. Mercoledì il cda varerà il piano industriale e coopterà Luigi Gubitosi che sarà presidente operativo, con deleghe su finanza, sindacati, personale e organizzazione. Ball resta ad, ma il suo ruolo viene ridimensionato, poiché egli mantiene responsabilità solo sulla parte operativa e commerciale. Una diminutio che sconta gli insuccessi delle strategie di Etihad e che è frutto di una cucitura diplomatica. Non è da escludere che all'uscita dal gruppo arabo del numero uno Hogan, suo mentore, anch'egli abbandoni. Chi esce in questa fase è il presidente Luca di Montezemolo. Quanto al piano 2017-2019, il cda la settimana scorsa lo ha definito «serio e realistico»; lo avrebbe anche approvato, se Unicredit non avesse chiesto precisazioni sui conti. Il piano che rivede il modello del medio raggio, punta sul lungo e poggia su un aumento di capitale dovrebbe portare il gruppo in utile nel 2019.

Ma solo il tempo potrà giudicare.

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