Economia

Il made in Italy e i suoi valori centrali per la crescita delle imprese calzaturiere

Il tema della comunicazione e delle strategie virtuose per sostenere sui mercati la competitività del manifatturiero al centro della assemblea annuale del Gruppo Giovani Assocalzaturifici

Il made in Italy e i suoi valori centrali per la crescita delle imprese calzaturiere

Il made in Italy? E’ un unicum fatto di valori del saper fare, saper innovare, saper stupire. Tanto che se fosse un brand, sarebbe il terzo al mondo secondo il motore di ricerca Google. Un’opportunità unica di crescita se fosse davvero valorizzato dalle aziende mettendolo al centro della comunicazione e del marketing. Uno strumento vincente sui mercati globali. E il “made in Italy” è al centro dell’ Assemblea annuale del Gruppo Giovani di Assocalzaturifici che si tiene al Museo Ferrari di Modena, luogo simbolico scelto non a caso dall’associazione di Confindustria per approfondire i temi delle nuove strategie di valorizzazione dell’eccellenza calzaturiera italiana.

“Come Gruppo Giovani ci sentiamo responsabili del grande patrimonio di qualità e conoscenze che ci hanno trasmesso, rispetto al quale crediamo sia necessario innanzitutto prendere coscienza per poi sfruttarlo come leva competitiva – afferma Gilberto Ballin, presidente Gruppo Giovani Assocalzaturifici -. L’obiettivo del nostro incontro è individuare strategie virtuose a sostegno della competitività delle imprese del sistema calzaturiero, con particolare attenzione al ruolo dei social e delle nuove tecnologie di informazione e comunicazione. Abbiamo voluto per questo dialogare anche con altri esempi significativi di brand made in Italy provenienti da altri settori per confrontarci con esempi concreti in cui la capacità di raccontare e di trasmettere la grandezza della tradizione, dell’eccellenza e della qualità del ben fatto italiano sono stati al centro del successo mondiale del marchio”.


Dopo il saluto della presidente di Assocalzaturifici Annarita Pilotti e l'introduzione di Gilberto Ballin, è stato presentato un tributo a Carlo Pompei, recentemente scomparso, fondatore della più importante azienda al mondo per la fabbricazione e il noleggio di calzature per il cinema, il teatro e la televisione. Uno dei grandi esempi di sinergia tra la tradizione calzaturiera italiana e il mondo del cinema e dello spettacolo, un esempio di incontro tra due grandi eccellenze che ha portato alla realizzazione sia di calzature in serie sia di preziosi modelli unici e su misura per attori, attrici e cantanti lirici per grandi produzioni come Quo Vadis? e il Gattopardo, fino ai più recenti Grand Budapest Hotel e Pirati Dei Caraibi.

Il professor Giuliano Noci, prorettore del Politecnico di Milano è intervenuto sul tema dell’assemblea Made in Italy: una opportunità per crescere da non sprecare, proponendo una riflessione sul grande potenziale del sistema industriale italiano, che é in grado di realizzare prodotti e tecnologie di assoluta eccellenza, come testimoniato da numerose indagini a livello internazionale, ma che non riesce a scommettere fino in fondo sui suoi cavalli vincenti e a ottenere il massimo da un valore che pure gli viene riconosciuto a livello intenzionale. La motivazione principale analizzata dal professore è, in particolare, la mancanza di una consapevolezza adeguata e matura sul ruolo che il marketing e, più in generale, lo storytelling di marca hanno nel contesto competitivo globale. Se dal punto di vista del prodotto c’è infatti un’attenzione massima al dettaglio e alla qualità, le imprese italiane spesso hanno invece intrapreso scelte incoerenti rispetto ai tratti distintivi del made in Italy. Un elemento vincente potrebbe ad esempio essere quello di far rientrare nel racconto aziendale i progetti di riallocazione produttivi in Europa e in Italia, fenomeno che da qualche tempo inizia a interessare il manifatturiero italiano e il mercato percepisce in maniera positiva.

È quindi fondamentale individuare strategie virtuose a sostegno del sistema calzaturiero, dando particolare attenzione al ruolo che le tecnologie dell'informazione e della comunicazione (Internet, smartphone, tablet) possono giocare a sostegno della competitività delle imprese. In questa partita la logica di dialogo e di sistema è importante e per questo l’evento ha proposto un confronto con alcuni esempi significativi di brand made in Italy provenienti da altri settori che hanno saputo investire su qualità, eccellenza ma anche su marketing, comunicazione e digital per affermarsi come leader sui mercati internazionali, anche in paesi complessi come quelli del Far East. In particolare Andrea Ghizzoni, ceo di O WeChat Italia, ha parlato della strategia aziendale in Italia e, da un osservatorio privilegiato e internazionale come WeChat, ha offerto suggerimenti su come le imprese italiane possono efficacemente valorizzare il loro potenziale in Cina. Antonio Ghini, direttore del Museo Enzo Ferrari ha spiegato invece come Ferrari sia riuscita a diventare un'icona indiscussa del made in Italy e su come sia stata capace di costruire, raccontare e comunicare il suo mito.

L’incontro, condotto da Nicola Porro, è stato chiuso dal professor Noci e dal presidente Ballin.

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