Economia

Aziende sempre più vulnerabili: così frodi e attacchi informatici mettono in ginocchio le imprese

Secondo il Global Fraud Report di Kroll, nel corso del 2013 oltre il 70% delle società è stata vittima di una frode. Numeri in crescita, considerando che nel 2012 la percentuale era del 61%

Aziende sempre più vulnerabili: così frodi e attacchi informatici mettono in ginocchio le imprese

Le frodi continuano a insinuarsi nel mercato internazionale. E così, con il diffondersi della crisi economica, crescono anche gli illeciti ai danni delle aziende che sono sempre più vulnerabili ed esposte. Dal Global Fraud Report di Kroll, realizzato in collaborazione con l’Economist Intelligence Unit, emerge un quadro a dir poco allarmante. Nel corso del 2013 oltre il 70% delle società coinvolte nell’indagine è stato vittima di almeno un tipo di frode. Numeri in crescita, considerando che nel 2012 la percentuale era del 61%. "Il dato più allarmante non è semplicemente quello che mostra un incremento generale delle frodi, ma l’impreparazione delle aziende che tendono a trascurare il problema. Persino una volta colpite da episodi fraudolenti non sono in grado di attivare una rete di tutela e prevenzione – spiega Marianna Vintiadis, country manager di Kroll in Italia – sicuramente la crisi ha influito sulle capacità di spesa di molte imprese che non investono in compliance per correre ai ripari una volta subito il danno, mettendo a rischio il recupero di ciò che è stato sottratto".

Nel Vecchio Continente sono il 73% le società che nel 2013 sono state colpite da frodi contro il 63% del 2012. Nello specifico il 28% delle aziende intervistate per la settima edizione del Global Fraud Report ha subito furti di beni materiali o scorte, il 25 furti di informazioni o attacchi informatici. Il 21% è stata vittima del conflitto di interesse del management, mentre il 17% è stato colpito da frode finanziaria interna. Infine, un altro 17% è stata vittima di frode nei processi di vendita, fornitura o approvvigionamento. Nel 2012 due soltanto erano le frodi degne di rilevanza: il furto di beni materiali o scorte e gli attacchi informatici. Anche in Europa le aziende si continuano a dimostrare impreparate. Le società che hanno sperimentato un incremento dell’esposizione alle frodi sono il 77% contro il 56% dello scorso anno. "In Italia i dati sono in linea con quelli europei – spiega la Vintiadis - snche nel nostro Paese è sempre più frequente che le frodi vengano perpetrate da personale interno all’azienda che nella maggior parte dei casi ricopre un ruolo di un certo livello".

Furti di informazioni

Come emerge dalla settima edizione del Global Fraud Report le nuovi frodi sono quelle legate al settore delle informazioni. Nel 2013 più di una società su cinque ha, infatti, subito furti di informazioni. In base all’indagine commissionata da Kroll, il livello di incidenza delle frodi è cresciuto sotto ogni punto di vista e le minacce sono più diversificate: le imprese colpite l’anno scorso sono state esposte in media a 2,3 diverse tipologie di frode ciascuna, contro l’1,9 del 2012.

I raggiri arrivano dall’interno

I dati rilevano che la minaccia principale rimane quella interna all’azienda. Dall’esame delle società vittime di frode è emerso, infatti, che nel 32 per cento dei casi il responsabile principale dei raggiri era un manager di primo o secondo livello. Nel 42 per cento dei casi un neoassunto e nel 23 un agente o intermediario.

Aziende più vulnerabili

Il dato più allarmante è che l’81 per cento del campione ritiene che l’esposizione dell’azienda sia complessivamente aumentata negli ultimi 12 mesi, contro il 61 per cento del precedente rilevamento. Come a dire che le speranze di miglioramento nell’immediato sono scarse. E il motivo è per lo più individuato nella complessità delle infrastrutture dei sistemi informativi, al turnover dell’apparato dirigenziale e all’ingresso in nuovi mercati a rischio. Oltre che nella crisi, ovviamente, che non consente di investire nella compliance e rende i budget sempre più limitati. Le aziende sono, così, sempre più impreparate, tanto che a fronte dell’alto livello di rischio, il numero di società impegnate attivamente è sorprendentemente esiguo.

Solo il 43 per cento intende investire nei prossimi 12 mesi in una due diligence più accurata a carico di partner e fornitori.

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