Economia

Banche a dieta stretta: 23mila posti a rischio

Quindicimila «esodati» e 8mila esuberi già a bilancio: la peggiore crisi economica dal dopoguerra ha spazzato via piani e promesse delle banche italiane che stanno tagliando strutture e filiali nel tentativo di riallineare i costi a un giro d'affari sempre più sottile e avaro nei margini.
Unicredit e Intesa Sanpaolo sono in attesa che il ministro Elsa Fornero faccia ordine nella normativa, ma per capire come il mondo del credito si stia sottoponendo a una cura dimagrante senza precedenti basta considerare quanti sono stati dall'anno 2000 ad oggi i prepensionati del settore che hanno utilizzato il cuscino del Fondo esuberi: 35mila persone, poco più di un decimo rispetto all'intera popolazione bancaria che conta ancora 340mila addetti.
Altro segnale inequivocabile, la diffusa tendenza a chiudere le filiali, le stesse che pochi anni prima le banche si sono strappate di mano correndo ad accaparrarsi le rimanenze Antitrust delle grandi fusioni. E ieri si è aperta un'altra crepa: il mondo del credito cooperativo ha bloccato le trattative per il rinnovo del contratto: le Bcc non sembrano per nulla disponibili ad accettare l'accordo trovato sei mesi fa in sede Abi dalle banche commerciali e dalle Popolari sul Fondo per favorire l'assunzione dei giovani. La conta dei «caduti» colpisce tutti e non per niente i sindacati hanno già avuto più un faccia a faccia riservato a Palazzo Altieri con il presidente Giuseppe Mussari, con cui torneranno a confrontarsi a settembre. Intesa ha infatti denunciato 2.700 esodati e con Francesco Micheli sta provando a far digerire ai dipendenti tagli di ferie e misure di solidarietà per recuperare i 220 milioni di mancati risparmi. Resta poi da capire quale direzione prenderà la Banca dei Territori dopo l'allontanamento del direttore generale Marco Morelli.
I sindacati sono pronti alla guerra, così come hanno già deciso la serrata in Unicredit e al Monte Paschi per il 27 luglio: Piazza Cordusio (1.800 esuberi nel vecchio piano industriale) non ha pagato il premio aziendale (Vap) e ha previsto una forte mobilità (territoriale, infragruppo e tra gli inquadramenti); Siena ha denunciato 4.600 tagli nell'ambito di un progetto di austerity durissimo. Ubi si ripromette invece di ridurre l'organico di 1.500 dipendenti avviando una revisione della struttura volta a risparmiare 115 milioni nel 2014 (44 sportelli saranno chiusi o ceduti; 78 filiali diventeranno «mini» e saranno eliminati 71 dirigenti). Ulteriore nodo aperto, per i sindacati, è capire quale sarà il destino della controllata Ubi sistemi e servizi.
Cura d'urto anche alla Popolare di Milano che giovedì 26 alle 14.30 presso la sala Colonne annuncerà 1.300 tagli, di cui 700 prepensionati e gli altri in mobilità. Sempre nel mondo delle cooperative, il Credito Valtellinese ha annunciato 150 esuberi, Veneto Banca 240 tagli, la Popolare di Bari 250 e Banca Etruria 200.

Non è chiaro invece che cosa farà il Banco Popolare, mentre Cariparma ha convocato le parti sociali venerdì 27.

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