Economia

Bazoli: «La partita di Rcs non è ancora chiusa»

Per il presidente di Intesa Cairo resta in gioco Accordo con le banche entro il 7 giugno

Marcello Zacché

Giovanni Bazoli non si dà per sconfitto nella battaglia per il Corriere della Sera. «Aspetterei» ha detto in un'intervista a Repubblica, riferendosi al fatto che l'offerta lanciata su Rcs da Urbano Cairo, appoggiata dalla «sua» banca Intesa, è stata superata in valore dalla contro-Opa di Andrea Bonomi con la regia dei vecchi soci guidati da Mediobanca, istituto con cui esiste una storica rivalità. Per Bazoli l'importante è una soluzione per Intesa, principale creditore con circa 160 milioni dei 420 di debiti di Rcs.

Ma di Cairo dice un gran bene, «mi è sembrato uno serio, umile, libero politicamente. Ed è uno che quando esce da una stanza spegne la luce». Qualità che potrebbe servire a un gruppo che ha accumulato 1,3 miliardi di perdite negli ultimi cinque anni.

In attesa del via libera Consob alla prima offerta (Cairo, che potrebbe partire a inizio giugno), e del prospetto della seconda (che viaggia con un mese di ritardo), il mercato è ieri rimasto quasi fermo: il titolo Cairo valorizza l'offerta di scambio 0,53 euro per azione Rcs, mentre quest'ultima resta un poco sopra l'Offerta in contanti di Bonomi & C., avendo chiuso a 0,71 contro gli 0,70 dell'Opa.

Sulla tenzone e sul ruolo di Cairo è intervenuto, a domanda, Fedele Confalonieri: «No, non mi auguro nulla, solo che il Corriere sia in buone mani», ha commentato il presidente di Mediaset, gruppo all'interno del quale l'editore milanese ha mosso i primi passi.

Ma se Bazoli dice che la partita non è chiusa, bisognerebbe capire cosa ha in mente: un rilancio di Cairo? O la convinzione che i soci Rcs preferiscano prendere meno valore ma restare soci di un grande gruppo editoriale? Nel dubbio in Borsa circolano tante voci, molte messe in giro ad arte, nessuna confermata. Tra queste quella che Cairo avrebbe pronto un socio finanziatore per proporre un rilancio. Che potrebbe essere Matteo Arpe, il numero uno del private equity Sator. Un candidato perfetto a questo ruolo, più unico che raro: è stato avversario di Mediobanca nel riassetto Fonsai; concorrente di Bonomi (sempre appoggiato da Mediobanca) nella partita Bpm; ha le risorse finanziarie necessarie; è appassionato di editoria, avendo investito in giornali sia cartacei, sia digitali. Da ambienti vicini a Sator, però, non risulta alcun interesse manifestato per questa partita, né ci sono tracce di inviti a considerare il dossier. Al punto che il diffondersi di una tale potesi potrebbe addirittura assumere la funzione di disinnescare un eventuale interesse futuro di un personaggio così «ideale» per affiancare Cairo come partner finanzario.

Infine, su richiesta Consob, Rcs ha precisato di attendersi entro il 7 giugno il via libera delle banche al rifinanziamento del debito. Il nuovo accordo per 352 milioni avrà scadenza a fine 2019 e vincoli legati ai target di piano. In caso di sforamento dei covenant saranno previste modalità di 'riparazionè del finanziamento (equity cure).

Sono però esclusi impegni o vincoli riguardanti l'esercizio della delega sull'aumento di capitale fino a 200 milioni di euro, come obblighi a dismettere attività.

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