Economia

Bce copre le carte sul Qe con l'economia in frenata

Draghi: "Da capire le cause prima di discutere l'exit strategy". Preoccupa il protezionismo Usa

Bce copre le carte sul Qe con l'economia in frenata

Il rallentamento dell'economia nell'eurozona tiene in ostaggio la Bce. Non è ancora tempo di programmare l'exit strategy dalle misure non convenzionali, men che meno di mettere in discussione quando alzare i tassi d'interesse. Mario Draghi fa il temporeggiatore, rispolvera il motto delle tre «P» («prudenza, pazienza e persistenza») come sunto delle linee guida di politica monetaria e allarga le braccia, non avendo ancora messo a fuoco il dilemma che immobilizza l'istituto centrale: capire, cioè, se la perdita di vigore della crescita è attribuibile a fenomeni temporanei (come, in marzo, le vacanze pasquali, gli scioperi e il clima) e se derivi da problemi sul lato della domanda o dell'offerta.

L'interrogativo irrisolto non è di poco conto, visto che ha finito per monopolizzare la riunione di ieri durante la quale «non si è parlato di politica monetaria». Questo fermar di macchine complica i piani dell'Eurotower almeno sotto il profilo temporale, perché fa slittare fino in luglio la possibilità che si scoprano le carte sul tapering. Cautela massima indotta anche da un'ulteriore variabile quale i venti di protezionismo che soffiano dagli Stati Uniti. Per Draghi, un rischio che ha acquisito «maggiore rilevanza» negli ultimi tempi anche se «non sappiamo ancora quale sarà l'entità delle rappresaglie e non possiamo sapere quali saranno gli effetti di una possibile rappresaglia». Ma già oggi, dopo l'incontro a Washington tra Donald Trump e la Cancelliera tedesca Angela Merkel, il quadro potrebbe essere molto più chiaro. Soprattutto se Berlino, come appare probabile, non riuscirà nemmeno a portare a casa una proroga oltre la scadenza del 1° maggio dell'esenzione dai dazi accordata all'Unione europea.

Non è del resto un caso se da qualche settimana la Bundesbank ha interrotto il pressing sulla fine anticipata del quantitative easing. In Germania le probabilità di una recessione nei prossimi tre mesi sono infatti balzate oltre il 30%. Meglio dunque stare zitti: gli aiuti potrebbero ancora servire. La Bce ha ribadito che il Qe andrà avanti fino a settembre, e «oltre se necessario». «Un ampio grado di stimolo monetario rimane necessario», ha confermato l'ex governatore di Bankitalia, per portare l'inflazione verso l'obiettivo del 2 per cento.

Di sicuro, Francoforte deve guardarsi dall'ulteriore divaricazione tra la forbice dei tassi europei e quelli Usa, oltre che dall'allargamento degli spread dei governativi negli Stati Uniti. Altri problemi? La Bce, ha spiegato Draghi, rimane pronta a «reagire a un qualsiasi restringimento non desiderato o non accettabile delle condizioni finanziarie che possa avere un impatto sull'outlook di medio periodo della stabilità dei prezzi».

Come dire: altri buoni motivi per non programmare ancora il finis vitae del Qe.

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