Economia

La Borsa «fiuta» il riassetto di Monte Paschi e Carige

Siena guadagna un altro 4% e Genova l'11,2%: si aspetta il cavaliere bianco. La carta della bad bank

La Borsa «fiuta» il riassetto di Monte Paschi e Carige

La Borsa continua a rastrellare i titoli del Monte Paschi e di Carige in vista del ridisegno del libro soci che sarà innescato dagli aumenti di capitale necessari a rimediare alla bocciatura ricevuta agli stress test: la Bce dovrebbe pubblicare il suo verdetto ufficiale a fine mese.

Mps, dopo il +20% sfiorato la scorsa settimana, ha guadagnato il 4,12% riportandosi a quota 61 centesimi, il massimo da dicembre; Carige è invece avanzata dell'11,27% a 0,071 euro. Vorticosi gli scambi, risultati pari al 4,5% a Genova e all'8,4% a Siena, che dal 12 febbraio ha visto passare di mano un terzo del capitale e ha recuperato quota 3 miliardi di ricapitalizzazione.

Ieri, a Genova, si sarebbe riunito il consiglio di Fondazione Carige, che avrebbe ormai in tasca il via libera del ministero dell'Economia a cedere l'intera partecipazione (19%) nell'istituto guidato da Piero Montani. Gli occhi restano puntati sul fondo di private equity statunitense Apollo, che ha già comperato le controllate assicurative di Carige; ancora alla finestra invece la famiglia Malacalza e Andrea Bonomi, che potrebbe muovere la sua Investindustrial nel caso si presentasse l'occasione di un matrimonio con Bipiemme. Sale l'attesa per il nuovo padrone di casa anche al Monte Paschi di Fabrizio Viola e Alessandro Profumo che, complice l'onda lunga del bottom fishing (la tendenza delle sale operative a risposizonarsi sui titoli più penalizzati), ieri mattina era arrivato a strappare il 9% in Borsa. Dopo che gli alleati francesi di Axa si sono detti pronti a sottoscrivere il prossimo aumento di capitale da 3 miliardi, anche la Fondazione Mps sembra volenterosa di fare altrettanto con il suo residuo 2,5 per cento. La ricapitalizzazione è attesa a giugno e alla Rocca occorre, comunque, un altro padrone di casa: nei palazzi romani resta l'idea di chiedere l'intervento di Ubi di Victor Massiah, costretta dalla riforma delle popolari a fare da polo aggregante per restare indipendente, probabilmente «scorporando» la rete toscana di Mps a favore delle Fondazione senese; ma a Francoforte è forte la lobby francese che tifa per Bnp Paribas. Con l'assemblea scade inoltre l'intero cda.

A riaccendere l'interesse sul settore ha poi contribuito l'avvicinarsi di una possibile bad bank di Stato: un progetto fortemente voluto dall'Abi, la lobby del settore, che il 18 marzo ospita nel suo esecutivo il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan. La bad bank «sarebbe molto positiva», e aiuterebbe le banche di medie dimensioni a liberare risorse per erogare nuovi prestiti», commenta Intermonte.

Solo Monte Paschi potrebbe, a quel punto, liberarsi di una zavorra da 23 miliardi, sui 183,7 miliardi di sofferenze che pesano ora sul settore.

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